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giustizia Nordio
Le riforme più urgenti? «Quelle della giustizia che impatta sull’economia, che oggi è l’emergenza più grave. Secondo studi accurati e indipendenti, la lentezza della giustizia civile e penale ci costa circa un due per cento di prodotto interno lordo». Così Carlo Nordio, magistrato in pensione e candidato nelle liste di Fratelli d’Italia, in un’intervista a Libero. «Quindi la prima cosa da fare è la radicale eliminazione e semplificazione di una serie di norme sostanziali e procedurali complesse e contraddittorie, che rallentano i processi e paralizzano l’amministrazione», aggiunge. «L’esempio più emblematico è il reato di abuso di ufficio, che ha creato la cosiddetta amministrazione difensiva, per cui nessun sindaco o assessore firma più con tranquillità, non firma affatto. E gli investitori italiani e stranieri preferiscono produrre in altri Paesi». Sulla proposta di Berlusconi di abolire l'appello del pm, Nordio spiega: «La prova della colpevolezza grava sull'accusa, e deve sussistere al di là di ogni ragionevole dubbio. Se un giudice ha già dubitato al punto da assolvere, o quel magistrato è irragionevole, e va cacciato via, oppure è sbagliata la norma. Facciamo un esempio: un imputato viene assolto dopo mesi di udienze, dove i giudici hanno ascoltato gli investigatori, i consulenti, i testimoni. Ebbene, oggi quello stesso imputato può esser condannato in appello dopo poche ore di discussione senza nuove prove a suo carico, solo sulla base dei verbali del dibattimento nel quale è stato assolto. Non mi pare ragionevole». In questa fase il dibattito sulla riforma della Costituzione riguarda soprattutto l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Crede che sia possibile una riforma come quella voluta in Francia da Charles De Gaulle, che segnò la fine dei governi deboli e l’inizio del «semipresidenzialismo»? «Credo che il nostro sistema - risponde Nordio - abbia mostrato tali e tante criticità da dover essere mutato. Tanti governi, alcuni pessimi come il Conte 2, altri buoni come quello di Draghi, non hanno avuto una legittimazione elettorale. Da dieci anni si vive nell’emergenza situazionale, il cittadino pensa che il suo voto sia ormai inutile e se ne disaffeziona. In più c’è bisogno di stabilità. La Francia ha adottato una costituzione semipresidenziale nella grave crisi innestata dalla guerra in Algeria e sotto l’impulso di uno statista come De Gaulle. Da noi la situazione è un pò diversa, ma credo che dovremmo adottare le stesse misure. E poiché non mi pare che la Francia sia una dittatura, le obiezioni sul punto mi sembrano "betises", schiocchezze».