La ministra della Giustizia Marta Cartabia si è congedata ieri da tutti i dipendenti e i collaboratori del ministero. Un saluto che è stato prima di tutto un ringraziamento agli «uomini e donne del mondo della Giustizia», ai quali ha ricordato la ragione per cui ha accettato l’incarico. «Volevo contribuire a realizzare quel volto costituzionale della Giustizia – ha sottolineato – che sappia dire una parola di giustizia tempestivamente a chi l’attende, che sia in grado di celebrare processi giusti, imparziali e dalla ragionevole durata, che anche quando deve usare il suo potere più tremendo – come la privazione della libertà – lo faccia sempre rispettando la dignità della persona e alimentando la sua possibilità di cambiare e la sua speranza».

L'ultimo atto di Cartabia guardasigilli

L’ultimo atto della Guardasigilli è stato la firma di un protocollo d’intesa con il Commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, il presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi, il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, e il vicepresidente Ance Piero Petrucco, alla presenza del capo del Dap, Carlo Renoldi, che consentirà ai detenuti di 35 istituti penitenziari di Abruzzo, Lazio, Molise, Marche e Umbria di lavorare nei cantieri di oltre 5mila opere di ricostruzione pubblica e in quelli di 2.500 chiese danneggiate dal terremoto 2016.

L’obiettivo è aumentare le opportunità di lavoro, per il pieno reinserimento sociale di chi sta scontando una pena detentiva. «Ricostruire gli edifici, per ricostruire anche le proprie vite e sentirsi parte della comunità: ha un fortissimo significato simbolico il protocollo che permetterà ad alcune persone di uscire dal carcere, per lavorare nei cantieri dei paesi feriti dai terremoti - ha dichiarato Cartabia -. Attraverso il lavoro, il tempo della detenzione si orienta verso l'obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale. Il lavoro in carcere è stata una delle mie priorità in questo anno e mezzo al ministero. E sono particolarmente felice di questa firma - ha concluso - perché progetti come questo permettono di guardare al carcere anche come una risorsa per l’intera collettività».