Salvatore Lombardo è dal 27 maggio presidente dei notai italiani. Professionista con la passione per lo sport (è stato arbitro di calcio e, tra l’altro, vicepresidente della Lega Pro), Lombardo è atteso da un triennio di sfide importanti, nel pieno di una crisi di fiducia che investe tutte le istituzioni pubbliche. Una questione a cui il notariato è inevitabilmente sensibile, visto che il valore della fiducia è il cardine attorno a cui ruota la funzione pubblicistica della professione notarile. «Ma la fiducia è intrecciata anche con il valore e la qualità delle garanzie di cui i notai sono custodi», osserva Lombardo, che in virtù di questo principio apre alla possibilità di impegnarsi insieme con l’avvocatura per una legge sull’equo compenso. «Sarebbe una battaglia per un riconoscimento giusto, per la professione forense come per la nostra: i notai svolgono funzioni di pubblico ufficiale, forniscono garanzie e questo non può non avere un costo minimo».Il ruolo dei notai consiste nell’offrire certezze ai cittadini: cosa vuol dire questo in un momento in cui sembra svanire la fiducia nelle istituzioni?La fiducia che i cittadini ripongono nel notaio è alta. Noi non dobbiamo far altro che continuare ad assicurare sicurezza, garanzia, trasparenza, tutela della parte più debole. Quando va dal notaio, il cittadino deve continuare a sapere che, se stipula per esempio un atto costitutivo, la sua società risulterà immediatamente depositata al registro delle imprese ed operativa. Se firma un atto su un bene immobile e versa somme rilevanti da destinare all’Agenzia delle Entrate, deve sapere che i suoi soldi andranno sicuramente al fisco. I notai continuano a offrire queste certezze. Almeno in un Paese come il nostro.Che intende dire?Che il notariato italiano è considerato un punto di riferimento in termini di garanzie e anche di innovazione. Dopo la crisi dei subprime, gli Stati uniti si sono rivolti a noi perché aiutassimo le loro istituzioni a migliorare il livello delle garanzie nel campo delle compravendite immobiliari e non solo. Tre notai italiani siedono oggi al tavolo dell’American Bar Association con rappresentanti della Casa Bianca e dell’ FBI per implementare i sistemi di trasmissione digitale dei dati. Un campo nel quale appunto siamo diventati un modello.In Italia potrebbe verificarsi una crisi analoga a quella americana dei mutui subprime?È pressocché impossibile con i sistemi di sicurezza degli atti in uso nel nostro Paese e presso gli studi notarili italiani. All’epoca dei subrime, negli Stati Uniti non si capiva quale fosse l’effettivo proprietario dell’immobile con frodi identitarie e ipotecarie stimate dall’FBI in una percentuale tra il 7 e il 12 per cento del totale monte subprime. D’altronde anche da noi si è visto cosa è successo nel momento in cui si è reso possibile effettuare trasferimenti di autoveicoli anche senza ricorrere al notaio.Cosa è successo?Che si verificano ogni anno diversi casi di ultracentenari a cui risultano intestate 3 o 4 Ferrari.In Italia c’è stata una tendenza normativa a ridimensionare il peso delle professioni?Alcune decisioni prese in ambito europeo tendono a influenzare le scelte del legislatore italiano. Nel nostro Paese permane una paradossale esterofilia, anche in campi come quello giuridico in cui vantiamo tradizioni superiori.Crede che un patto tra le professioni possa aiutare a contrastare questa tendenza?Credo che le professioni debbano assolutamente collaborare, in nome di obiettivi comuni come la semplificazione della burocrazia autorizzativa della pubblica amministrazione e la riduzione dei tempi della giustizia. I conflitti portano all’autoannullamento.  Tra le battaglie comuni può esserci anche quella per l’equo compenso?Possiamo senz’altro essere vicini all’avvocatura su questo fronte. Andrebbero ricordati i danni derivanti dalla concorrenza al ribasso: se pur di accaparrarmi il cliente devo abbassare la guardia, per esempio sulla questione dell’antiriciclaggio, ne viene un danno per il cittadino e complessivo per le società.Sui minimi tariffari l’Ue proprio non ci sente.Perché vi sono altri Paesi in cui la garanzia viene affidata non alla qualità della prestazione professionale, che richiede dei costi minimi appunto, ma a una polizza assicurativa. Solo che negli Usa, per esempio, molti cittadini non riescono a pagarsi neppure l’assicurazione sanitaria, figurarsi quella sulla regolarità degli atti. Rischiamo di scivolare in una deriva di quel tipo.La qualità ha un costo minimo, lei dice.L’unica garanzia affidabile non è quella che proviene da una polizza, ma è l’affidabilità del professionista. Che per offrire garanzie deve poter fare investimenti sul proprio studio, sull’aggiornamento.Forse bisogna rassegnarsi, le lenzuolate di Bersani sono uno spartiacque difficile da riattraversare.Forse sarà difficile rimettere in piedi il sistema dei minimi tariffari così com’era, ma delle soglie vanno reintrodotte, anche con altre modalità: vanno fissati dei costi al di sotto dei quali un professionista non può scendere.Se pure il Parlamento cambia rotta, resta l’ostacolo delle direttive europee.Le direttive, comprese quelle dell’Ue, possono cambiare con l’evolvere del quadro sociale ed economico. Non credo che la maggioranza dei cittadini sia entusiasta del liberismo spinto sperimentato in questi anni. A problemi globali bisogna rispondere non come singoli ma facendo sistema e il notariato, presente in 22 paesi in europa e 86 nel mondo può e deve essere un motore propositivo di semplificazione ad ogni livello mantenendo alti gli standard di sicurezza e ed efficienza.