LA DECISIONE DELLA CORTE D’APPELLO DI CATANZARO PER UN CITTADINO DI ETNIA CURDA

La corte d’appello di Catanzaro nega l’estradizione in Turchia di un cittadino di etnia curda, perché c’è un evidente «rischio trattamenti inumani e degradanti nelle carceri turche». Con la sentenza n. 10/ 2022 del 27 Settembre, il Presidente relatore dott.

Antonio Giglio, consiglieri dott. sse Maria Rosaria De Girolamo e Barbara Saccà, ha rigettato la richiesta di estradizione, avanzata dal governo Turchia nei confronti del sig. T. M., cittadino turco, per il rischio concreto che lo stesso possa essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti nelle carceri turche. Con questa importante pronuncia, nonostante la requisitoria favorevole alla richiesta di estradizione, avanzata dalla Procura Generale, la Corte ha inteso accogliere integralmente le conclusioni formulate dall’ Avv. Gianluca De Vito, difensore dell’imputato. La difesa ha evidenziato come sussista la condizione ostativa alla concessione dell’estradizone ( art. 698 co. 1. C. p. p.) poiché l’imputato, di etnia curda, avrebbe concretamente rischiato di subire la violazione di diritti fondamentali in virtù del fatto che la Turchia, pur facendo parte della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali del 1950, in data 21.07.2016 abbia comunicato di sospendere la sua applicazione e quella del Patto Internazionale dell’ONU sui Diritti Civili e Politici del 1966.

Inoltre secondo i recenti rapporti di Amnesty International, Human Rights Watch nonché del Dipartimento di Stato Americano, vi sarebbero ancora molteplici falle nel sistema giudiziario e nel tessuto politico- sociale della Turchia, concernenti soprattutto l’abuso dei diritti umani, la repressione del dissenso, l’abuso di potere statale, la libertà di espressione e di riunione nonché abuso di maltrattamenti e condizioni di carcerazione inumane e degradanti sotto la custodia della polizia.

In questo contesto, si inseriscono, appunto, innumerevoli condanne alla Turchia da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo tra cui la più recente risale al settembre 2021, con la condanna nei confronti della Turchia per la detenzione provvisoria dell’ex sindaco curdo di Siirti, Tuncer Bakirhan, incarcerato perché accusato di appartenere al PKK. Proprio per tali motivi la Corte d’Appello di Catanzaro, richiamando le pronunce della Corte di Cassazione n.

32685/ 201, n. 54467/ 2016 e 26742/ 2021, ha negato l’estradizione in Turchia dell’imputato.

Ricordiamo che soprattutto nei confronti dei curdi, nelle carceri turche la tortura è ampiamente diffusa e avviene tuttora in modo sistematico.

Al primo posto delle violazioni dei diritti umani in carcere ci sono i trasferimenti in località lontane dalle famiglie, la negazione di cure mediche, torture e trattamenti indegni di esseri umani, provvedimenti disciplinari, isolamento, il rifiuto di quotidiani e altri media e l'impedimento di visite da parte dei famigliari e l'interruzione della comunicazione nella lingua madre.

D. A.