Particolarmente interessante la discussione che in questi giorni si sta svolgendo al Csm, anche alla presenza del ministro Guardasigilli, sulla relazione della Commissione ministeriale per le modifiche alla costituzione ed al funzionamento dell'organo di autogoverno delle toghe.La Commissione, presieduta dall'ex presidente del Tribunale di Roma Luigi Scotti, era stata incaricata l'anno scorso dal ministro Andrea Orlando di elaborare una proposta di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Sul punto, la sesta Commissione del Csm, relatore il togato Luca Palamara, ha espresso un proprio parere.Va subito detto che la posta in gioco è alta. Perché si potrà discutere di intercettazioni telefoniche, di prescrizione del reato, della nuova geografia giudiziaria, ma la madre di tutte le riforme in tema di giustizia è, ovviamente, la scelta del criterio con cui vengono selezionati i componenti del Csm, organo, come scritto in Costituzione, preposto alla tutela e alla promozione dell'autonomia e alla indipendenza della magistratura.Vediamo in dettaglio cosa ha elaborato la Commissione Scotti, iniziando dalla sezione disciplinare del Csm, quella preposta alla valutazione dei profili di incompatibilità delle toghe.La prospettazione di un doppio collegio viene accolta tiepidamente in quanto potrebbe inficiare gli attuali criteri di uniformità, coerenza interna e continuità. Dall'altro canto, però, potrebbe anche consentire la formazione di indirizzi ermeneutici più consapevoli.Per quanto concerne il regime delle incompatibilità, invece, viene visto con favore l'esclusione del principio di separatezza assoluta tra le funzioni svolte presso la sezione disciplinare e quelle svolte in sede prettamente amministrativa. Su questo aspetto, il desiderata di Matteo Renzi «chi giudica non nomina» è destinato a rimanere un titolo di una slide, non avendo trovato fautori.Circa l'organizzazione degli uffici di procura, si mira ad una sempre maggiore razionalizzazione, puntando su una rinnovata funzionalità ed efficienza. A tal proposito, grande attenzione viene posta sui progetti organizzativi posti in essere dai capi degli uffici. Progetti, da inserirsi all'interno del fascicolo personale del dirigente, sempre più considerato un manager oltre che un cultore del diritto.Non piace l'idea di attribuire la direzione dell'ufficio studi ad un non togato. Un magistrato, forte della sua esperienza professionale, sarebbe "privilegiato" in tale attività.E da ultimo il sistema elettorale dei componenti togati del Csm. Bocciato senza appello il criterio di selezione dei componenti mediante sorteggio. Criterio che era stato proposto in questi anni da un gruppo di magistrati riuniti sotto la sigla di Proposta B. Un gruppo nato per essere contro le correnti e contro il sistema correntizio. Il motivo per cui il sorteggio viene scartato è che farebbe venir meno il principio di effettività della rappresentanza. Anche se, come dicono in molti, non tutti i magistrati sono "portati" per ricoprire una delicata funzione come quella di componente del Csm. Si può essere profondi conoscitori del diritto, ma non essere altrettanto esperti in materia di "organizzazione" giudiziaria.Su questo aspetto, comunque, sono anni si cerca di contrastare le "degenerazioni correntizie" e di impedire le «indebite interferenze di gruppi associativi». Degenerazioni che sono state anche recentemente oggetto degli strali del Presidente dell'Anm Piercamillo Davigo e del Presidente dell'Anac Raffaele Cantone.I fautori delle correnti, a loro difesa, citano l'art. 2 della Costituzione. Le correnti, quindi, come un positivo momento associativo.Una sponda la trovano anche nelle parole dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale al Plenum disse: «Le correnti sono state e devono essere momento qualificato di crescita, formazione e dibattito in direzione di un miglioramento complessivo della funzione giudiziaria».Per evitare la deriva correntizia la soluzione, mutuata dalla politica, potrebbe essere quella di istituire delle "primarie", regolamentate, in modo da favore le migliore candidature. Il tutto finalizzato all'etica del servizio da svolgere per la collettività. Un compito da esercitare, dunque, senza il condizionamento del "debito elettorale".A questo punto la parola spetta al legislatore. Che, però, ad uno e mezzo dalla scadenza della legislatura e con in mezzo il referendum costituzione del prossimo autunno, molto difficilmente troverà il tempo per mettere mano ad una materia cosi spinosa.Sulle modalità del sistema "elettorale" pè intervenuto anche il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «Quella relativa ai criteri di nomina è una discussione antica. Da più parti si sostiene di voler sopprimere le correnti, il che sarebbe contrario ai principi costituzionali ed in particolare a quello di libera associazione, che storicamente ha portato la magistratura ad organizzarsi per aree culturali. La soluzione non può che essere ricercata nella corretta valutazione delle regole di selezione delle candidature, che un anno fa abbiamo integralmente riformato», ha detto Legnini alla Stampa.