«A 30 anni da Tangentopoli pericoloso dare segnali di marcia indietro. E i giornalisti a Palazzo hanno diritto ad uno spazio». Il presidente dell'ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, interviene sulle nuove norme sulla comunicazione e la presunzione di innocenza e sullo spazio per i giornalisti in Tribunale per l'esercizio del diritto di cronaca in quanto la "storica" sala stampa rischia di chiudere. Nardo, in una nota, nel sottolineare che «siamo i primi noi avvocati» a voler «contrastare» quel che è stato sintetizzato nel termine di «processi mediatici» ha aggiunto: «Tuttavia sull'altare della sacrosanta tutela della presunzione di innocenza non può finire una apparente forma di censura che passa sottilmente dalle nuove regole del gioco indicate nella Riforma Cartabia a proposito di regole di ingaggio nella comunicazione«. Per il presidente dell'Ordine degli Avvocati, nella sua riflessione "sull'eredità" lasciata 30 anni dopo da Tangentopoli, «per non correre più gli errori che all'epoca fecero in tanti e anche nell'informazione» ha in sostanza criticato la riforma Cartabia con le nuove regole sulla presunzione di innocenza parlando di «silenziatore alle notizie, come qualcuno e in particolare i giornalisti potrebbero leggere tra le righe dei nuovi provvedimenti. Magari all'insaputa di chi li ha diligentemente scritti». «Da ultimo - ha affermato Nardo - suona molto stridente quello che sta succedendo a Palazzo di Giustizia con lo spazio stampa da decenni a disposizione dei cronisti per il loro lavoro sugli articoli. Su di loro, come è già accaduto di recente anche per una nostra associazione di avvocati, è calata la scure dei costi delle spese di gestione della sala, che sta portando ad obbligarli a lasciarla». «Per quanta ragione possa avere lo Stato nel reclamare il legittimo pagamento delle spese dovute, - ha concluso - qui in gioco c'è l'esercizio del diritto di cronaca. Per questo ci attiveremo per capire come con la Corte d'Appello si possa trovare una soluzione, eventualmente in un altro spazio per consentire ai giornalisti di lavorare quotidianamente a Palazzo anche nei prossimi anni»