«Alcuni profili della legge sulla legittima difesa presentano gravi criticità: possono legittimare reati, addirittura l’omicidio». Francesco Minisci, presidente dell’Anm, non attenua il suo giudizio preoccupato sulla modifica dell’articolo 52 del codice penale, a cui la Lega tiene molto. Lo fa in audizione alla Camera, davanti alla commissione Giustizia, e non a caso si trova subito in conflitto con Matteo Salvini, che gli risponde così: «Mi batto per la sicurezza dei cittadini anche con la legittima difesa, che per me è un diritto sacrosanto, mentre qualcuno dell’Anm dice che è pericolosa e rischia di legittimare l’omicidio». E un’altra rappresentante della Lega al governo, Giulia Bongiorno, è se possibile ancora più dura: «Il presidente dell’Anm fa una valutazione disancorata dalla realtà, le modifiche alla legittima difesa sono rispettose della Carta e valorizzano lo stato d’animo di chi è costretto a difendersi in stato di turbamento».

Nell’audizione di ieri pomeriggio, Minisci è costretto a ingaggiare anche un botta e risposta con un magistrato che oggi siede tra i banchi dei deputati, l’ex gip Giusy Bartolozzi, di Forza Italia. Il vertice del “sindacato” dei giudici si sofferma su due cose: «Su questa proposta di legge nessuno dei proponenti ha mai spiegato con chiarezza se ritiene che il procedimento penale debba o non debba essere svolto, se al pm spetti comunque svolgere le indagini». E fin qui siamo alle contestazioni sull’uso politico della “riforma” più che sul suo contenuto. Ma è a proposito della modifica chiave del testo caro alla Lega, che il presidente dell’Anm parla di «condotte illecite gravi», fino appunto all’ «omicidio», che rischierebbero di «essere legittimate». Viene aggiunto, osserva, «un quarto comma alla già rafforzata tutela introdotta, all’articolo 52, con la modifica del 2006: con questa ulteriore previsione diventa sempre legittimo l’atto di chi respinge un’intrusione nel domicilio». Il punto è che «si consente così di agire anche quando l’intrusione è in corso di svolgimento: e visto che i luoghi indicati dall’articolo 614 ( quelli assimilati appunto al domicilio, ndr) includono anche un ampio giardino pertinente alla casa, per esempio, si potrebbe legittimare chi spara dal balcone a un ladro che forza il cancello con un mezzo di coazione fisica, e anche un cacciavite può esserlo». Qui entra chiaramente in gioco il rispetto dei requisiti di «attualità del pericolo e necessità della reazione», già richiamati in audizione due giorni fa dal presidente del Cnf Andrea Mascherin e puntualmente indicati come «imprescindibili» ieri da Minisci. Il quale però teme che tale vincolo venga meno proprio nel nuovo comma inserito dalla Lega, visto che la norma non tiene più conto della «proporzionalità», osserva. La sola questione che può dirimere il caso sembra essere nel «cacciavite» ipotizzato dal presidente dell’Anm: il testo in attesa del via libera definitivo di Montecitorio indica come requisito o la «violenza», che pare comunque giustificare l’attualità del pericolo, almeno putativa, o la « minaccia . Vero. Peraltro, riguardo alla costituzionalità della “nuova” legittima difesa, Minisci fa notare altre due cose. La prima in risposta a un quesito del dem Alfredo Bazoli, che evoca quella «interpretazione costituzionalmente orientata» di cui ha parlato Mascherin sempre mercoledì scorso. «Se abbiamo dubbi su come possa essere interpretata la legge, ma perché mai dobbiamo approvarla?», si domanda retoricamente il leader delle toghe. L’altro rilievo di legittimità rilancia un rischio segnalato anche dall’avvocatura, ossia «considerare la legittima difesa come una scriminante di rango superiore ad altre, quali l’adempimento al dovere o lo stato di necessità, e questo sarebbe incostituzionale perché violerebbe il principio di uguaglianza». Il riferimento è anche ai riflessi civilistici delle norme, come quelli relativi ai risarcimenti, e al ristoro delle spese legali per chi, dopo essere stato indagato o processato per eccesso colposo, venga prosciolto. Minisci attacca dunque sui rischi, anche psicologici, di usi impropri della nuova legge. Ma il suo contrasto con Salvini e la Lega si chiarisce forse nel botta e risposta in audizione con un deputato del Carroccio, Luca Paolini, al quale dice in modo energico «andateci, in televisione, e dirtelo, che i procedimenti penali andranno comunque aperti!». Il timore della magistratura - chiaro e più che legittimo - è che, una volta in vigore la “riforma”, basterà iscrivere un aggredito nel registro degli indagati, per vedere scatenarsi contro il pm l’accusa di voler seviziare chi ha già subito il trauma di una rapina.