Verrebbe quasi da dire che la Procura di Milano ha “istituzionalizzato”, questa settimana, il processo mediatico. Una gestione “in house” della singolare attitudine, tutta italiana, a creare percorsi extra processuali lontani dalle aule del dibattimento.

L’occasione è stata offerta dalla chiusura delle indagini sul disastro ferroviario di Pioltello, accaduto il 25 gennaio del 2018, in cui morirono tre persone e ne rimasero ferite quarantasei.

La notifica dell’avviso ex articolo 415 bis ai dodici indagati, due manager e sette fra dipendenti e tecnici di Rfi ( Rete ferroviaria italiana), oltre ai vertici dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, è stata infatti accompagnata da una conferenza stampa organizzata dai pm milanesi titolari del fascicolo.

Durante l’incontro con i cronisti, in particolare, è stato presentato un video, montato dagli investigatori e poi distribuito ai presenti, in cui venivano dettagliatamente ricostruite le cause del deragliamento del treno Milano- Cremona. Il filmato, girato con le più moderne tecniche 3D, non lasciava alcuno spazio a dubbi sulle effettive responsabilità dell’accaduto.

«È stato fatto un vero processo con attribuzione di responsabilità», ha dichiarato Giovanni Briola, uno degli avvocati presenti alla conferenza, assieme a Matteo Picotti e Tiziana Bellani, tutti della Camera penale milanese, protestando contro questa “spettacolarizzazione” voluta dalla Procura.

«In alcuni punti di questo video - ha poi aggiunto Briola - c’era scritto ' consulenza tecnica', perciò in parte è un atto processuale».

Immediata la replica del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, titolare del fascicolo, che ha assicurato che il video 3D non sarà «fonte di prova».

La polemica, però, è proseguita. Sempre l’avvocato Briola: «Avete avvisato i difensori e messo a disposizione i faldoni con gli atti d’indagine? Siciliano ha risposto: sì, certo lo abbiamo fatto ieri pomeriggio. Ma in realtà hanno mandato il 415 bis, l’avviso di chiusura indagini, e quindi nessuno ha potuto visionare la mole di documenti che avremo a disposizione solo tra diversi giorni. In un contesto di correttezza dell’informazione, la Procura fa una conferenza stampa ma, visto che ci sono tutti gli atti depositati, deve dare il tempo anche alla difesa di vederli e preparare la propria versione» . Gli indagati sono accusati di disastro ferroviario colposo, omicidio plurimo e lesioni colpose. Sul punto va sempre ricordato che il Csm ha nel 2018 approvato delle “Linee guida per la corretta informazione giudiziaria”. Nella circolare si raccomanda ai magistrati «la tutela della presunzione di non colpevolezza, la centralità del giudicato rispetto ad altri snodi processuali ( per esempio le indagini preliminari), il rispetto del giusto processo». Concetti ribaditi dall’avvocato Andrea Del Corno, consigliere dell’Ordine di Milano: «Il dibattimento è stato da tempo svuotato. A chi interessa conoscere l’esisto di un processo quando ormai la sentenza è stata emessa sui media basandosi sul materiale fornito dall’accusa?».

E a proposito dell’accusa, la Procura di Milano ha iniziato a distribuire ai giornalisti, dal mese scorso e dietro pagamento dei diritti di cancelleria, copia degli atti giudiziari “di rilievo pubblico” e non contenenti informazioni che possano danneggiare il segreto istruttorio. Primi atti divulgati, quelli di “Moscopoli”.