La psicosi meningite legata alla presenza degli stranieri arriva anche dentro le mura carcerarie. Al carcere di Biella è scattata la preoccupazione da parte dei sindacati di polizia penitenziaria. Gli agenti che lavorano alla casa circondariale, così come i colleghi in servizio presso gli altri pentenziari, non vogliono correre rischi. Il sindacato autonomo Osapp chiede per gli agenti la vaccinazione e lega il pericolo epidemia alla presenza egli extracomunitari. Si legge, infatti, nel loro comunicato: «È l’innegabile la presenza negli istituti penitenziari di condizioni di potenziale rischio tenuto conto dell’alta percentuale di detenuti provenienti da aree extracomunitarie e appartenenti ai notevoli flussi migratori, sottoposti, all’ingresso nel nostro Paese, a visite mediche sommarie. Il personale di polizia penitenziaria deve quindi essere considerato come particolarmente esposto al rischio di contrarre questa malattia».

La direttrice Antonella Giordano non è stata colta in contropiede: «Al momento nessun caso critico ci è stato segnalato dall’area sanitaria della nostra struttura. Esiste una convenzione con l’Asl, che prevede che in caso di rischio si attivino protocolli di prevenzione come possono appunto essere le vaccinazioni, ad esempio per il rischio di contagio della tubercolosi». La direttrice aggiunge: «La preoccupazione per quanto concerne la meningite batterica è comprensibile, ed eventualmente potrò farmi interprete dei timori espressi dal personale con il referente Asl. Ma va ricordato che esiste comunque un piano regionale della Sanità per i vaccini».

Sul rischio epidemia è intervenuto recentemente il ministero della Salute con un comunicato con il quale ha cercato di smorzare la paura incontrollabile che sta dominando molte persone: «Al momento non esiste alcuna situazione epidemica, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa in linea coi numeri degli ultimi anni, il presidio preventivo rappresentato dalla vaccinazione è disponibile per le classi di età a rischio e per le persone che presentano rischi particolari di contrarre una malattia invasiva grave e sarà in distribuzione gratuita secondo le previsioni del nuovo Piano nazionale, inserito per questi motivi nei Livelli Essenziali d’Assisten- za che il Sistema Sanitario Nazionale eroga. I nostri ospedali e i nostri medici garantiscono comunque e sempre un’assistenza e una terapia di primissimo ordine ai pazienti che vengano ricoverati per meningite. Il ministero sta operando per garantire il consolidamento della copertura vaccinale, a supporto delle Regioni, anche con studi e ricerche che possano chiarire i meccanismi di trasmissione e di virulenza dei germi». Nella nota il ministero ha indicato le cifre reali dei decessi: «Per quanto riguarda il meningococco di tipo C, il più letale, le cifre dicono che ha causato 36 decessi negli ultimi quattro anni, in una popolazione di quasi 65 mi- lioni di persone. Considerando tutti i ceppi di meningococco che danno la meningite, non si supera il 10% della letalità, anche in questo caso con 711 casi nel quadriennio ( 178 nel 2016) e 77 decessi registrati complessivamente ( 17 nel 2016). Se consideriamo l’intero quadriennio analizzato ( dal 2013 al 2016), abbiamo 629 decessi per meningite da qualsiasi causa, a fronte di 6786 pazienti diagnosticati. Per dare un’idea comparativa, i decessi da incidente stradale nel nostro Paese sono stati 3419 solo nell’anno 2015».

Grande è la speculazione politica sull’infondato legame tra questa infezione batterica e la presenza degli immigrati. Una psicosi che, come già detto, è entrata anche dentro le patrie galere. Il termine ' meningite' si riferisce a una condizione clinica di gravità variabile, che, soprattutto, può essere determinata da germi assai vari che colpiscono in maniera episodica, difficilmente prevedibile, attraverso contatti/ portatori sani, la cui identificazione è importantissima per sviluppare azioni di contenimento della diffusione dei germi stessi. Possono causare la meningite batteri come il meningococco ( di vari ceppi, come il tipo B e il tipo C, molto aggressivo, di recente e alta visibilità nelle cronache a causa della sua concentrazione in Regione Toscana e della sua letalità, oppure altri tipi come A, Y, W135), lo pneumococco ( l’agente della polmonite invasiva), l’emofilo influenzale, ma anche il bacillo della tubercolosi, così come stafilococchi, streptococchi e batteri coliformi ( batteri comuni, ma con aggressività variabile, spesso secondo le condizioni di salute della persona colpita), che però non danno origine alla malattia nella sua forma invasiva. Nel 2016 sono stati segnalati 178 casi di meningite da meningococco, con un’incidenza in lieve aumento rispetto al triennio 2012- 14, ma in diminuzione rispetto al 2015. Ciò è dovuto alla presenza in Toscana di una trasmissione più elevata che nel resto d’Italia, dove la situazione è costante, soprattutto per quanto riguarda l’infezione da meningococco negli adulti già notata nel corso del 2014. E proprio in Toscana si è diffusa la notizia che il ceppo di meningite che ha causato decessi nella regione sia stato causato dalla presenza di extracomunitari provenienti dall’Africa del sud del Sahara, una notizia che ha gettato ulteriormente nel panico i residenti in Toscana, e alimentato la xenofobia verso gli immigrati. Ma gli infettivologi sono intervenuti sulla questione, smentendo categoricamente la correlazione tra l’epidemia di meningite in corso e la presenza di extracomunitari, chiarendo che il ceppo dell’infezione è radicalmente diverso da quello che notoriamente colpisce i paesi africani. Hanno spiegato che il ceppo diffuso nell’Africa Sub Sahariana è di categoria “C” mentre quello che ha causato dei decessi in Toscana è di categoria “A”. Ma c’è un elemento importante che smentisce tutta l’isteria collettiva. Il periodo di incubazione della malattia è di qualche giorno ( massimo dieci giorni secondo gli esperti). Un immigrato che proviene dall’Africa, prima di raggiungere l’Italia, morirebbe visto la grande traversata che dura mesi. Infatti se un immigrato muore di meningite la malattia l’ha contratta da noi.