Indipendenza e distanza dal circo mediatico. È l’appello che il presidente della Repubblica ha rivolto ai nuovi componenti del Csm in occasione del commiato dei consiglieri uscenti. «La magistratura - ha infatti dichiarato il capo dello Stato non deve rispondere alle opinioni correnti perché è soggetta soltanto alla legge». E ancora: «L’attenzione e la sensibilità agli effetti della comunicazione non significa come tante volte è stato ricordato, orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche né, tantomeno, pensare di dover difendere pubblicamente le decisioni assunte».

Non è la prima volta che il capo dello Stato raccomanda ai magistrati indipendenza e, soprattutto, distanza da tv e giornali. Lo scorso luglio, nel pieno dello scontro tra la procura di Agrigento e il ministro Salvini ( indagato da quella stessa procura per il sequestro della nave Diciotti), il capo dello Stato aveva chiesto ai giovani magistrati accolti al Quirinale il massimo sforzo di credibilità: «La credibilità del vostro operato necessita che le decisioni assunte siano autorevoli e comprensibili. Ciò vuol dire, da un lato, non piegarsi né alle pressioni del processo mediatico né a quelle – a volte più insidiose – provenienti dagli orientamenti dalle comunità locali, non sempre consapevoli del quadro normativo generale di volta in volta in rilievo, di tutti i valori in questione e dei principi in bilanciamento. Dall’altro, vuol dire dar conto delle determinazioni prese soltanto attraverso la motivazione dei provvedimenti, in ossequio alla previsione costituzionale dell’art. 111».

Certo Mattarella, qualche settimana dopo, aveva anche ricordato alla politica ( e in molti avevano pensato a un messaggio indirizzato soprattutto a un Salvini furiosi con i pm) che nessuno è al di sopra della legge: «Non esistono aree di privilegio per nessuno, neppure se ricopre una funzione pubblica, neppure per i politici, perché nessun cittadino è al di sopra della legge. Il rispetto delle regole è essenziale» . Per tornare a ieri, il capo dello Stato ha voluto anche avvertire che «il ruolo che si assume quali componenti del Csm non rappresenta un privilegio ma una funzione di garanzia e al contempo di grande responsabilità per le sorti dell’equilibrio fra i poteri costituzionali». Mattarella ha voluto anche chiarire i contorni del ruolo sia dei componenti togati che di quelli laici i quali «si distinguono soltanto per la loro provenienza perchè condividono le medesime responsabilità nella gestione della complessa attività loro affidata». In particolare «i componenti laici secondo quanto prevede lo stesso articolo 104 della costituzione sono eletti non perchè rappresentanti di singoli gruppi politici di maggioranza e di opposizione bensì perchè, dotati di specifiche particolari professionalità, il Parlamento ha affidato loro il compito di conferire al collegio un contributo che ne integri la sensibilità». «Al contempo i togati non possono e non devono assumere le decisioni secondo logiche di pura appartenenza». Insomma, «ciò che deve guidare i componenti tutti e il senso del servizio all’istituzione così come la prospettiva del servizio al paese. Dal Csm la Repubblica si attende che questo sia l’unico criterio di comportamento».