Si è aperta ieri a Roma la sessione ulteriore del XXXIV Congresso Nazionale Forense, incentrato sul tema della giurisdizione per la tutela dei diritti e la riforma del codice penale. Ad aprire la prima giornata è stato il presidente dell’ordine ospitante - Consiglio dell’Ordine di Roma - Antonino Galletti. «Dopo il congresso di Catania, in cui si è affermato il rilevo costituzionale dell’avvocato, ora dobbiamo riaffermare il nostro ruolo nella giurisdizione, contro chi ci vuole relegare fuori dal processo o arginare nel processo in favore della celerità, a scapito dei diritti», ha esordito Galletti, che ha ringraziato l’Organismo congressuale forense e il Consiglio nazionale forense per aver “consentito di dedicare queste giornate agli avvocati in pericolo e in particolare all’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh”, il cui nome è stato accolto da un lungo applauso della platea degli oltre mille congressisti.

IL SALUTO DI TAJANI

A seguire, ha preso la parola il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, che ha riconosciuto alla sessione straordinaria il patrocinio del Parlamento Europeo. «Questo patrocinio ha un valore politico non secondario: la scelta di darlo è legata a quello che rappresenta l’avvocato in italia, in Europa e nel mondo. Non c’è giustizia se non c’è difesa e non c’è libertà se non c’è giustizia. Gli avvocati sono il presidio del nostro modello di civiltà giuridica, perchè garantire la difesa nel processo significa garantire il rispetto dei diritti dei cittadini», ha spiegato Tajani, il quale ha ragionato come «perchè ci sia un giusto processo, l’avvocato deve avere lo stesso peso del pubblico ministero». Il presidente si è soffermato sulla difficile situazione economica del Paese, in cui il problema centrale è la «disoccupazione giovanile e il mondo delle libere professioni è uno degli strumenti fondamentali per affrontare la questione. Invece di dare soldi a chi non lavora - ha continuato con un filo di polemica - bisognerebbe garantire prestiti ai giovani che vogliono aprire uno studio o iniziare iniziative imprenditoriali o professionali». Tajani ha poi legato la giustizia all’economia, sottolineando come «la lentezza del processo civile penalizza le imprese, e il vostro supporto è fondamentale per la competitività di tutta Europa, oltre che per la tutela dei diritti dei cittadini».

Il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, ha invece centrato il suo intervento di saluto sull’unità della professione forense: «In questi momenti assembleari il cuore dell’avvocatura ha sempre battuto all’unisono. E’ un cuore antico che batte forte e al ritmo della tutela dei diritti. Quando batte vuol dire che c’è democrazia». Sul tema del congresso, la giurisdizione, Mascherin si è soffermato, sottolineando come «la giurisdizione non è una rappresentazione dello Stato ma una condizione della società e noi ne siamo gli interpreti principali, perchè svincolati da qualsiasi vincolo e ideologia che non sia quella dei diritti». Il presidente del Cnf ha ricordato poi l’impegno per gli avvocati in pericolo e in particolare per Nasrin Sotoudeh, per accertarsi delle cui condizioni si è recato in prima persona all’ambasciata iraniana. Il tema della giurisdizione è strettamente legato a quello dei diritti, perchè «basta un tratto di penna per cancellare un diritto e noi siamo lì a fare da cani da guardia proprio perchè non venga tracciato sui diritti fondamentali e sulle prerogative, anche quelle degli avvocati, dentro e fuori dal processo». Riprendendo, il filo logico del presidente Tajani, Mascherin ha sottolineato come «è vero che il processo civile ha importanti riflessi economici, però la giurisdizione non è il Pil ma la tutela dei più deboli. La giurisdizione non serve a far salire il Pil ma a dare stato di diritto». Infine, ha ricordato come «la giurisdizione è un bene prezioso come l’acqua, ma come l’acqua è una risorsa che rischia di non essere infinita».

Il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Giovanni Malinconico ha sottolineato come l’assise riunita sia «il luogo dove si assumono le scelte di principio e si dà mandato all’Ocf di interagire con la società e con il potere politico». Malinconico ha elencato le tematiche al centro del dibattito: «La difficile sostenibilità della professione, la sofferenza economica, la difficoltà a far valere le ragione del contraddittorio nel processo. Ma il contingente non può mancarci il futuro e servono scelte strategiche. Il problema di fondo è la perdita di credibilità della giurisdizione». Il cittadino, infatti, che formula istanza di tutela «deve ricevere dall’avvocato l’avvertimento che tutela arriverà forse dopo lungo tempo», «si è operata una scissione intollerabile tra il momento in cui si verifica il fatto e la pena, e questo ha determinato una risposta giustizialista». Quanto alle sfide per il futuro, Malinconico ha evidenziato «quella dell’omogeneità dell’interpretazione giuridica: la prevedibilità della regola non deve però incidere sul libero convincimento del giudice e sulla possibilità di prospettare soluzioni non in linea con gli orientamenti predominanti» e «la sfida di monitorare l’impatto che le tecnologie hanno sul nostro sistema di tutele e del modello di processo».

Il presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, ha ricordato come l’avvocato «sia baluardo di libertà e garanzia per una giustizia rapida ed efficiente e per un giusto processo. Una giustizia efficiente è fondamentale per tutto il sistema paese e questo viene sottovalutato dalla classe politica». Guardando al futuro, ha poi sottolineato come la categoria debba «essere in grado di intercettare i cambiamenti: nei prossimi anni ci sarà una grande necessità di servizi legali non tradizionali, noi insieme dobbiamo cercare di individuare le principali possibilità, per accedere a un mercato sempre piu competitivo ma che ci lascia grandi spazi di manovra». Infine, Luciano ha aggiunto come «prima della garanzia della difesa, bisogna garantire la dignità dell’avvocato e la dignità si garantisce con misure specifiche come l’equo compenso, non con consulenze a compenso zero. Un avvocato senza dignità non può garantire nulla a nessuno».

La mattinata è proseguita con sessioni di approfondimento. La prima, dal titolo “La tutela dei diritti dei cittadini e della collettività nelle giurisdizione”, ha visto l’intervento dei professori Franco Gallo, Giovanni Verde e Vincenzo Cerulli Irelli e della già presidente di sezione della Cassazione, Gabriella Luccioli.

La seconda, sul “Principio di effettività della tutela giurisdizionale nell’ordinamento europeo e internazionale”, con i professori e avvocati Bruno Nascimbene; Fausto Capelli; Roberto Mastroianni; Stefano Manacorda e Chiara Favilli. Nel primo panel, tutti hanno trovato convergenza sul fatto che il codice civile abbia subito modifiche non sempre organiche negli ultimi anni, concetto sintetizzato dal professor Verde con un auspicio a “non toccare più il codice ma di lavorare su ciò che c’è, rendendolo il più razione possibile”, fermo il principio che l’avvocato sia il tramite necessario «tra cittadino e giudice, con funzione propositiva». L’amministrativista Cerulli Irelli ha poi sottolineato come «Si ha la sensazione che la presenza dell’avvocato sia inutile. Il giudice deve capire che senza la dialettica con l’avvocato, la decisione non può essere compiuta». Molto applaudita la relazione della dottoressa Luccioli, la quale ha ricordato come «in questi anni la magistratura è stata chiama a salvaguardare diritti acquisiti ed emergenti, in situazioni di inerzia del legislatore». Per farlo, da magistrati, è necessario «liberarsi dalle lenti del puro esegeta e assumere una dimensione europea, coordinando ordinamenti in un sistema armonico e coerente, assumendosene tutti i rischi vista la mancanza di certezze consolidate». E ha concluso con una riflessione: «La tutela dei diritti fondamentali richiede l’assunzione della dignità umana come principio immediatamente efficace e non soggetto ad alcun tipo di bilanciamento di valori». Nel secondo dibattito, invece, si è affrontato in particolare il principio di effettività, nell’ordinamento comunitario, sulla scorta delle molte sentenze che hanno condannato il nostro Paese, citando in particolare l’annosa questione giuridica legata alla sentenza Taricco, in materia di prescrizione. Si è poi proseguito sulla pervasività del sistema comunitario dal punto di vista delle previsioni normative e la conseguente importanza di conoscerne il funzionamento: in particolare, in materia di appalti pubblici ma anche di libera circolazione delle merci.