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I consiglieri eletti hanno scelto e, all’unanimità, Michela Malerba è diventata la prima donna presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, lo stesso che nel 1883 iscrisse anche la prima avvocata, Lidia Poet: «Un incarico che assumo con gioia, ma anche con la coscienza delle difficili sfide che ci attendono come categoria».
Presidente, sente il peso di essere la prima donna a sedere sullo scranno di presidente di un grande ordine italiano?
Glielo dico con onestà: pur vivendo da molto tempo l’attività ordinistica, quando mi sono seduta per la prima volta su quella che è stata la sedia di Fulvio Croce e di tanti illustri presidenti del nostro Ordine, ho avuto un attimo di titubanza.
Poi, però, ho subito sentito la forza della passione e dell’entusiasmo che nutro ancora per questa professione e ora mi rimboccherò le manche, insieme ai miei colleghi, per iniziare il lavoro.
Come spiega il fatto che siano ancora così poche le donne elette ai vertici della professione, nonostante rappresentino oltre la metà della categoria?
Guardi, io nella quotidianità sono una pragmatica e credo nella regola del fare, al prescindere dal fatto di essere uomo o donna. Se si fa e si propone, poi si ottiene: io ne sono la prova. Per le donne, tuttavia, il vero problema continua ad essere la difficoltà di conciliare l’impegno familiare con quello professionale. Non è il mio caso, ma per molte colleghe conciliare una professione che assorbe molto con le esigenze familiari è difficile. Infine, credo esista ancora un po’ di titubanza da parte di noi donne nel farsi avanti. Invece il punto è proprio questo: dobbiamo avere il coraggio di proporci e di chiedere ruoli di rappresentanza.
In un periodo di crisi delle istituzioni, ricoprire una carica rappresentativa è una sfida.
Infatti, se da un lato sono molto soddisfatta perchè questa elezione è il coronamento di un’esperienza iniziata molti anni fa, dall’altro sono serenamente e coscienziosamente preoccupata.
Le riporto un dato: a Torino hanno votato per eleggere l’Ordine circa 3000 avvocati su 6200. L’obiettivo che ci siamo posti come Ordine è ambizioso ed è quello di riportare all’interno dell’istituzione tutti i colleghi, a partire da quelli che nemmeno hanno votato.
Quali linee guida si è data per svolgere il suo mandato?
Sarò molto attenta ai suggerimenti di tutti e sono orgogliosa del fatto che il nostro gruppo di 25 consiglieri, che si è costituito dopo elezioni molto contrastate, ha subito dimostrato di voler lavorare con grande spirito di servizio per l’istituzione. Il senso di comunità è fondamentale perchè un ordine possa ben operare e considero questo un ottimo punto di partenza per iniziare un percorso insieme.
Quale sfida deve affrontare, oggi, un Ordine professionale?
Le istituzioni forensi sono strumenti fondamentali per portare nella società e al Legislatore le esigenze della categoria. Io punto a far sentire forte la nostra voce, una voce che deve essere ben argomentata e in grado di farsi capire all’esterno, ma soprattutto tra i nostri iscritti. In un periodo di crisi, le cose cambiano se tutti sono convinti che stare insieme sia una forza, aprendosi al confronto e costruendo senso di appartenenza. Non ho la presunzione di dire che riusciremo per certo a cambiare le cose, ma lavoreremo con tutte le nostre forze per farlo. Con questo spirito sono diventata presidente: amo molto questa professione e credo ancora che, se la si svolge in un certo modo, sia ancora più bella del mondo, nonostante la crisi e le difficoltà.