Si torna a parlare del caso Magherini, il trentanovenne fiorentino, fermato da una pattuglia di carabinieri nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 a Borgo San Frediano e in seguito deceduto. Dopo le decisioni della magistratura che ha assolto i carabinieri, la famiglia ha presentato ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. E ora, grazie a un articolo dell’ex senatore Luigi Manconi sul quotidiano La Repubblica, apprendiamo che la Cedu chiede spiegazioni al governo italiano.

Le domande della Cedu all'esecutivo italiano

Tra le varie domande poste dalla Corte Europea, la più significativa riguarda la legittimità della tecnica usata dai carabinieri nel fermare Riccardo Magherini. Manconi la definisce “codice Floyd”. Questa definizione non è una scelta arbitraria. Infatti George Floyd, 46 anni, è morto il 25 maggio 2020 dopo che l'ex agente Derek Chauvin lo ha bloccato a terra con il ginocchio sul collo per 9 minuti e 29 secondi. Una vicenda che non può non evocare la vicenda nostrana. Manconi spiega che tale tecnica è stata operata anche da noi. Accade che un uomo, sottoposto a fermo, si sottrae o reagisce o resiste, viene costretto prono a terra, i polsi ammanettati, mentre uno o più agenti premono con il peso del corpo sulle spalle e sulla sua schiena, per un tempo di durata variabile. Sempre Manconi sottolinea che a completare quella manovra, il braccio di uno degli operatori serra il collo del fermato. La combinazione tra le due mosse – la compressione del torace e la stretta sulla gola – impedisce la normale respirazione e può determinare una sindrome asfittica e, infine, la morte.Ebbene, come ricorda Manconi, è proprio quanto è accaduto a Riccardo Magherini. Un “codice Floyd” nostrano.

La sentenza

Ora, come detto, la Corte Europea ha chiesto spiegazioni al nostro governo. Tra le domande poste ecco le più rilevanti: l’uso della forza da parte dei carabinieri è stato “assolutamente necessario e strettamente proporzionato” al raggiungimento dello scopo perseguito (il contenimento della persona fermata)? Le autorità pubbliche hanno garantito che fosse tutelata dagli operatori la particolare condizione di vulnerabilità del soggetto in questione? Le stesse autorità possono dimostrare di aver fornito agli agenti che operano in circostanze simili una formazione adeguata, capace di evitare abusi e trattamenti inumani e degradanti? Ricordiamo che la quarta sezione penale della Cassazione nel 2018 aveva assolto i tre carabinieri accusati di omicidio colposo disponendo l’annullamento senza rinvio della sentenza d’appello. In primo e secondo grado i tre carabinieri erano stati condannati.

Caso Magherini, il legale: «L'Italia dovrà rendere conto della morte di un giovane uomo»

L’avvocato Fabio Anselmo che assiste, insieme all’avvocata Antonella Mascia, i familiari di Riccardo Magherini afferma: «L’Italia dovrà rendere conto della morte di un giovane uomo che chiedeva aiuto e della cattiva giustizia riservatagli». Una vicenda tragica e che molto probabilmente poteva essere evitata. Riccardo Magherini, morì durante un arresto da parte dei carabinieri nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2014 a Firenze. Tre militari lo bloccarono mentre, sotto l'effetto di cocaina e in preda ad allucinazioni, convinto di essere inseguito da qualcuno che voleva ucciderlo, invocava aiuto in Borgo San Frediano, nel cuore del suo quartiere. Magherini quella sera era uscito a cena in un ristorante, poi aveva iniziato a vagare per le strade del quartiere gridando che gli avevano rubato portafoglio e cellulare. Era entrato in una pizzeria dove aveva continuato a dare in escandescenze. Tornato in strada, era stato bloccato dai carabinieri e ammanettato a terra, a pancia in giù e a torso nudo, per almeno un quarto d'ora. All'arrivo di un'ambulanza senza medico a bordo, l'ex calciatore era stato trasportato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Santa Maria Nuova, dove alle 2.45 era stato constatato il decesso.

Il “codice Floyd”

Luigi Manconi ricorda che il “codice Floyd” non è una tecnica rara. Lui stesso, da presidente dell’associazione “A Buon Diritto”, si è occupato di almeno una decina di casi simili: quelle di Riccardo Rasman, Federico Aldovrandi, Bohli Kaies, Arafet Arfaoui, Vincenzo Sapia, Bruno Combetto, Andrea Soldi, Luca Ventre e altri ancora. Eppure, come fa sempre notare Manconi, il 30 gennaio 2014, una circolare del comando generale dell’Arma dei carabinieri, raccomandava di evitare tecniche del genere, come i rischi derivanti da immobilizzazioni protratte. Nel 2016, la circolare fu sostituita da un altro testo dove venivano sostituite tali avvertenze. Forse è ora di cambiare le cosiddette regole d’ingaggio. Da rivedere radicalmente tali tecniche che ricordano, appunto, il caso Floyd. Nel frattempo, il governo italiano ha tempo fino al prossimo 26 aprile per fornire risposte adeguate.