OK IN COMMISSIONE GIUSTIZIA ALL’EMENDAMENTO PRESENTATO DAL DEPUTATO DEM BAZOLI

Bernardini: «Un primo passo, ma serve una riforma strutturale che escluda la detenzione per le madri con figli a seguito. Un milione e mezzo non basta»

Un fondo da un milione e mezzo per garantire l’accoglienza di genitori detenuti con bambini in case- famiglia protette e in case- alloggio. L’emendamento presentato dal deputato dem Alfredo Bazoli incassa il sì in Commissione Giustizia alla Camera, spianando la strada per una futura e più sostanziale riforma sulle norme relative alla detenzione di madri con bambini a seguito. Una realtà tristemente nota in Italia: al 30 novembre 2020, stando alle statistiche di via Arenula, i bambini nelle carceri italiane, tra istituti penitenziari e Icam - istituti a custodia attenuata - sono in totale 34, in stato di detenzione assieme a 31 madri. Una vera e propria ingiustizia, che nonostante le battaglie portate avanti da associazioni e dai Radicali in primis non è ancora stata sanata. «Finalmente non vedremo più bambini innocenti in carcere con le loro madri», ha esultato il capogruppo dei democratici in commissione Giustizia della Camera.

«L’emendamento approvato prevede un investimento di risorse specifico per garantire il finanziamento dell’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case- famiglia protette ai sensi dell’articolo 4 della legge 21 aprile 2011, numero 62, e in case- alloggio per l’accoglienza residenziale dei nuclei mamma- bambino. A tal fine - ha aggiunto -, con l’inserimento dell’articolo 56 bis alla presente legge di Bilancio, si crea un Fondo con dotazione pari a 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2021- 2023».

Per Rita Bernardini, storica esponente del Partito radicale e presidente di “Nessuno tocchi Caino”, si tratta di un primo passo verso la soluzione, ma assolutamente «insufficiente» per affrontare il problema in maniera strutturale. E ciò perché «queste strutture alternative dovrebbero essere previste con una modifica di legge che consentirebbe di reperire più facilmente i fondi necessari». Il giudizio sull’emendamento è, comunque, positivo: «Tutti i ministri della Giustizia dicono “mai più bambini in carcere”, ma questi bambini in carcere continuano ad esserci. Vedremo dove riusciremo ad arrivare con questa soluzione» . Per la Radicale, è necessario prevedere espressamente, per le donne con bambini, l’affidamento a case famiglia anziché la reclusione. Una modifica sostanziale, dunque, che cancellerebbe con un colpo di spugna qualsiasi possibilità di rivedere minori in tenera età dietro le sbarre. Gli Icam stessi, che comunque in Italia sono pochi, ha sottolineato al Dubbio, dovrebbero essere l’estrema ratio nei casi più pericolosi e gravi. «Basterebbe fare un’indagine per scoprire che queste donne, in realtà, partono sempre da un disagio sociale molto profondo - ha aggiunto -. Sono quelle che hanno accumulato, ad esempio, tantissimi furti, fin a far scattare la detenzione in carcere. Per queste persone va bene la Casa famiglia, se è organizzata e strutturata in modo da garantire la possibilità di trovare una strada per la loro vita. Insomma, in modo che non sia semplicemente un periodo passato lontano dai problemi, ma che sia volto ad un vero reinserimento sociale». Una proposta del genere era arrivata dalla stessa Bernardini dieci anni fa, quando sedeva tra i banchi della Commissione Giustizia alla Camera. Una soluzione, quella della custodia nelle Case famiglia, che, tra l’altro, farebbe anche risparmiare lo Stato, costando meno delle carceri.

Le cose, però, sono andate diversamente. Ora l’appiglio è un fondo da 1,5 milioni, che però non risulterebbe sufficiente. «Bisogna tenere presente che attualmente i bambini in carcere sono 34, ma nel corso di un anno dagli istituti penitenziari ne passano molti molti di più, salvo poi riuscire ad accedere a misure alternative», ha aggiunto Bernardini. Il problema è quello delle strutture: se quei fondi dovessero essere utilizzati per pagare i locali destinati alle Case famiglia allora servirebbero molti più soldi per garantire a quelle madri e a quei bambini tutti i servizi necessari. «Ci dovrebbe essere una collaborazione con le istituzioni locali, in modo tale che vengano messe a disposizione le decine di strutture non utilizzate e di proprietà della pubblica amministrazione. E la stessa strada - ha concluso - andrebbe presa per coloro che hanno reati legati alla tossicodipendenza. Sì, ci sono le comunità, ma più la struttura è piccola meglio è, come se fosse una famiglia. Perché quello che serve, a loro come alle madri con i bambini in carcere, è un percorso individualizzato per risolvere i problemi che li hanno condotti lì».

No alla custodia in cella

PER LA PRESIDENTE DI “NESSUNO TOCCHI CAINO” E STORICA ESPONENTE DEI RADICALI, LA SOLUZIONE È PREVEDERE ESPRESSAMENTE, PER LE DONNE CON BAMBINI, L’AFFIDAMENTO A CASE FAMIGLIA ANZICHÉ LA RECLUSIONE.

UNA MODIFICA SOSTANZIALE, DUNQUE, CHE CANCELLEREBBE CON UN COLPO DI SPUGNA QUALSIASI POSSIBILITÀ DI RIVEDERE MINORI IN TENERA ETÀ DIETRO LE SBARRE