“Caffeina” è il titolo di un’apprezzata kermesse che si svolge all’inizio dell’estate a Viterbo. Un ottimo laboratorio di idee e una ricca rassegna di libri, teatro e concerti. Tra le forze della città che offrono il loro contributo si distingue l’Ordine degli avvocati. Che quest’anno ha promosso tra l’altro un incontro tra operatori della giustizia. Lo spunto: la proiezione del docufilm Non voltarti indietro, diretto da Francesco Del Grosso e scritto da due giornalisti, Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, e un avvocato, Stefano Oliva. I tre curano insieme errorigiudiziari. it, meritatamente definito “il primo archivio su errori giudiziari e ingiusta detenzione”. Di cinque persone vittime di malagiustizia racconta appunto Non voltarti indietro.

Un utile trauma per lo spettatore, inflitto con un’efficacissima tecnica: mostrare cosa si prova a finire dietro le sbarre da innocenti. La gran parte dell’opinione pubblica coltiva un’ossesionante presunzione di colpevolezza verso qualunque estraneo ( meglio ancora se dedito alla politica) incappi nelle maglie della giustizia penale. Al dibattito seguito alla proiezione sono intervenuti lo stesso avvocato Oliva, il procuratore di Viterbo Paolo Auriemma, il docente di Diritto penale Carlo Sotis e il presidente dell’Ordine Luigi Sini. Il magistrato ha avanzato dubbi sul fatto che i casi del film potessero «tecnicamente essere definiti errori giudiziari, considerati gli altri procedimenti in cui alcuni dei protagonisti erano coinvolti o il fatto che altri siano stati licenziati per via delle accuse ipotizzate a loro carico». Però lo stesso Auriemma ha convenuto con Oliva, Sotis e Sini su un punto: «Magistrati e avvocati possono unirsi, forse addirittura scioperare insieme, ma soprattutto farsi sentire dal legislatore. Costituiamo una élite professionale in grado di indicare le soluzioni per riequilibrare il sistema giustizia. Anche nel senso di arginare quel pregiudizio di colpevolezza effettivamente radicatosi nell’opinione pubblica». È un segnale che va nella direzione indicata da un recente intervento del presidente Anm Albamonte a un plenum del Cnf. E che conferma anche come “Caffeina” sia un laboratorio davvero capace di proporre spunti innovativi. Soprattutto, di mettere insieme la meraviglia di una cornice come quella del cuore medievale di Viterbo con la modernità del dibattito sociale ai più alti livelli.