La giunta dell’Unione Camere penali (Ucpi) ha redatto un documento che fa un bilancio della riforma penale appena approvata alla Camera. Sicuramente per i penalisti guidati da Gian Domenico Caiazza, «l’iniziativa della ministra Cartabia, seppur nella forma del compromesso, ha significato un decisivo cambio di passo contro il giustizialismo di Bonafede e per porre rimedio all’aberrazione dell’abrogazione della prescrizione. È ora necessario che con i nuovi fondi si intervenga aumentando il numero dei magistrati addetti ai tribunali e affrontando carenze strutturali».

Le nuove regole

Sono ritenute positivi il «ruolo del Parlamento per le priorità di trattazione dei casi penali e la nuova regola di giudizio per l’udienza preliminare, oltre alle innovazioni del controllo del gip sulle indagini e alle soluzioni alternative al processo e in materia di esecuzione della pena». Tuttavia «la scelta della prescrizione processuale in luogo della più solida soluzione “Lattanzi 1” ha consentito quella poco decorosa gara alla indicazione di reati- simbolo da sottrarre alla sua operatività».

Ed «evidente è l’incompatibilità con i principi costituzionali del nuovo potere assegnato al giudice del singolo processo, che gli consente di allungare a dismisura il tempo della prescrizione sulla base di presupposti dagli incerti confini, anche se è stato previsto un mezzo di impugnazione».

Per l'Ucpi servirebbe la riforma della riforma...

In generale, aggiunge la giunta dell’Ucpi, «l’insieme delle regole che governano il nostro processo penale è segnato da gravi storture a causa dei tanti interventi emergenziali che si sono succeduti nei trent’anni della sua vigenza. Sarebbe necessaria una “riforma della riforma” del codice dell’88 di natura sistematica e ispirata dall’idea di realizzare effettivamente i principi dell’effettività del contraddittorio e del giusto processo. Manca» però la «condivisione politica e sociale di un quadro di valori che nella nostra iniziativa abbiamo riassunto nel “Manifesto del diritto penale liberale e del giusto processo”».

In conclusione l’Ucpi assicura di voler vigilare affinché «i decreti delegati non tocchino la sostanza e la forma del sistema delle impugnazioni». Se è vero infatti che la critica vincolata è stata eliminata, come richiesto dai penalisti, nella riforma si enuncia di “prevedere l’inammissibilità dell’appello per mancanza di specificità dei motivi”. Ma quest’ultima previsione già esiste: non sarà il cavallo di Troia per ripristinare con qualche artificio lessicale dei un limite all’appello?