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Cantone
Lungo vertice ieri in Procura a Milano tra gli inquirenti milanesi e quelli perugini che indagano sulla presunta “Loggia Ungheria” svelata dall’ex legale esterno di Eni Piero Amara ai magistrati meneghini titolari dell’inchiesta sul cosiddetto “falso complotto Eni” tra dicembre 2019 e gennaio 2020. Verbali poi trasmessi a Perugia per competenza territoriale. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone si è confrontato per ore con gli aggiunti milanesi Maurizio Romanelli e Laura Pedio, assieme anche ai pm Stefano Civardi e Monia Di Marco. Questi ultimi tre magistrati hanno chiuso nelle scorse settimane le indagini sul “falso complotto”, un fascicolo aperto nel 2017 e finito anche al centro del noto scontro tra pm milanesi che ha portato la Procura di Brescia ad aprire più filoni di indagine. Si sarebbe trattato di un incontro interlocutorio di coordinamento investigativo, anche perché gli inquirenti milanesi si trovano a dover gestire diversi fascicoli con l'ipotesi di calunnia a carico di Amara proprio per le sue parole sulla presunta “loggia Ungheria”. Amara, infatti, indagato per associazione segreta assieme al suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e al suo ex socio Giuseppe Calafiore, aveva tirato in ballo con le sue dichiarazioni, tra gli altri, alti esponenti delle forze delle ordine e delle istituzioni, i quali nel frattempo lo hanno denunciato. Intanto è prevista per il prossimo 7 febbraio l'udienza preliminare a carico di Amara, Vincenzo Armanna - ex manager di Eni - e le altre persone accusate di calunnia nei confronti dell'allora avvocato dello stesso Armanna, il legale Luca Santa Maria, in una tranche dell'inchiesta della procura di Milano sul cosiddetto “falso complotto”. Udienza che si terrà davanti al gup milanese Carlo Ottone De Marchi. Nelle scorse settimane la procura ha chiesto il processo per Amara, Armanna, per l'ex direttore degli affari legali della compagnia petrolifera Massimo Mantovani e altre tre persone, che rispondono anche a vario titolo di intralcio alla giustizia, induzione a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria e false informazioni a pm.