Gli strascichi della battaglia che infiammò nel 2014 il Palazzo di giustizia di Milano fra l’allora procuratore Edmondo Bruti Liberati e il suo ex aggiunto Alfredo Robledo non sono finiti. Anzi, ogni giorno una nuova sorpresa. È di ieri la notizia, anticipata dal Corriere della Sera, che Robledo è indagato a Brescia, Procura competente per i reati commessi dai colleghi milanesi, per l’ipotesi di abuso d’ufficio. I fatti contestati risalgono al 2009, quando Robledo sequestrò 90 milioni a 4 banche estere accusate di aver truffato il comune di Milano. L’ingente somma venne depositata presso la Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza, invece di essere affidata al Fondo unico giustizia. Per tale operazione Robledo spese un milione in compensi ai custodi. Il caso venne sollevato da Bruti Liberati al Csm nel 2014. «Non risulta motivazione per la scelta» della Banca di Carate nel 2009, ma «Robledo risiedeva a Carate fino al 2008», scrisse l’ex procuratore di Milano. La questione, dopo pochi mesi, venne subito chiusa dal procuratore generale della Cassazione. Robledo si difese dicendo che il tasso d’interesse della Banca di Carate era più elevato. Nessun illecito disciplinare, quindi, nella sua condotta, in quanto «pur presentando profili estremamente problematici e in parte francamente discutibili, alla luce della tipizzazione degli illeciti disciplinari ci si deve limitare a prendere atto della inconfigurabilità».Ad un anno di distanza, a dicembre 2015, ecco invece spuntare l’indagine di Brescia. Procura decimata in questi mesi dai trasferimenti, proprio in coincidenza con la nomina del nuovo procuratore Tommaso Buonanno, tanto da spingere il Csm ad aprire una pratica per capire cosa ci sia dietro questo esodo di massa. Il fascicolo è assegnato ad uno dei pochi pm rimasti, Erica Battaglia, la quale, nonostante sia ormai tutto abbondantemente noto da oltre 5 anni, ha chiesto altri sei mesi per indagare a carico di Robledo. Lasso temporale che, salvo cambiamenti dell’attuale imputazione, coinciderà con la prescrizione del reato contestato all’ex aggiunto milanese.Resta il dubbio sul perché una condotta che per la Procura generale non presenta alcun profilo di illecito disciplinare possa, invece, configurare un illecito penale. E anche sull’opportunità che l’indagine su un magistrato che attualmente ricopre la delicata funzione di aggiunto alla Procura di Torino abbia tempi così dilatati. Tanto più che l’inchiesta, mancando pochi mesi alla prescrizione, più che ad una sanzione penale porterà solamente ad un danno di immagine a carico di Robledo.