Salute mentale dei detenuti, sistema delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e completamento del sistema sanitario in carcere. Quanto già fatto in positivo deve essere monitorato e implementato. È quanto chiede la proposta di risoluzione approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Toscana, con 22 voti a favore e 10 contrari redatta sulla base dell’attività svolta nel 2021 dal Garante regionale Giuseppe Fanfani.

Nell’atto, illustrato dal presidente della commissione regionale Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd), si ribadisce anche l’impegno ad assicurare la finalità rieducativa della pena, il reinserimento sociale dei condannati, l’effettivo godimento dei diritti civili e sociali, la rimozione degli ostacoli al godimento di tali diritti all’interno di tutte le strutture penitenziarie.

«Condivido quanto scritto nella relazione sulla pandemia, in un momento eccezionale sono state fatte opportune scelte eccezionali - ha detto Il vicepresidente del Consiglio Marco Casucci (Lega) - poiché il sovraffollamento nel periodo covid avrebbe potuto comportare rischi troppo alti. Va bene l’adozione di misure alternative sempre che siano viste come misure eccezionali». Positivo per Casucci anche che «al 31 dicembre i detenuti fossero 3mila 28 rispetto ai 3mila 556 dell’anno precedente». Plauso da Casucci è arrivato ai medici di medicina penitenziaria e preoccupazione per un eventuale ricorso al 118.

«È vero che chi sbaglia deve pagare ma il carcere deve migliorare ed essere rieducativo», così Maurizio Sguanci (Italia Viva). «Occorre costruire un cammino che accompagni il sistema della detenzione» e il «rapporto bidirezionale tra carcere e città deve essere implementato su tutti i livelli sia dal punto di vista degli organi dello Stato ma anche come supporto alle realtà del volontariato civico e del terzo settore che potrebbero rappresentare quell’anello di congiunzione tra il dentro delle carceri e il fuori delle comunità». Secondo Sguanci è «fondamentale il teatro nelle carceri che permette alle persone di stare in comunità, rieducarsi e avere un confronto con l’esterno».

Nell’ampio dibattito il presidente del gruppo di Fratelli d’Italia Francesco Torselli ha tenuto a sottolineare come non possa essere d’accordo sul fatto che «il carcere sia un luogo di sofferenza». Però, ci tiene a sottolineare che sono contro ogni forma di lassismo e depenalizzazione. «Il problema del sovraffollamento nelle carceri toscane - ha aggiunto il capogruppo di Fratelli d’Italia - sembra non esistere, ma solamente perché tre metri quadri a detenuto vengono considerati uno spazio sufficiente per far vivere un essere umano. La funzione rieducativa esiste, peccato che non ci siano gli educatori o siano ridotti all’osso, e in questo modo una delle funzioni degli istituti di detenzione viene meno».

La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi ha aperto il suo intervento spiegando che secondo lei, e ascoltando alcuni colleghi, si ha come la sensazione «di dimenticarsi che si parla di persone». Ha aggiunto: «L’appellativo delinquenti non riesco a condividerlo. Sono persone che hanno sbagliato e spesso sono anche irrecuperabili. Il compito è quello di rieducare, ma c’è una dignità da rispettare anche per chi compie i crimi più efferati. La loro dignità è la nostra. Il livello di civiltà di un Paese si misura anche dal livello delle sue carceri».

Il vicepresidente del Consiglio Casucci ha voluto invece ribadire come «chi sbaglia non deve soffrire, ma deve pagare». Parole che hanno portato all’intervento del consigliere di Italia Viva Maurizio Sguanci che ha voluto sottolineare come l’articolo 27 della Costituzione preveda che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, «con l’obiettivo di far uscire dal carcere persone pronte a rientrare nella società».