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Sono Fabio Falbo “Lo Scrivano di Rebibbia” attraverso le mie parole da padre detenuto da diversi anni e che ama profondamente i propri figli, voglio far capire come il diritto all’affettività, riconosciuto come fondamentale dalla Corte Costituzionale in carcere si trasforma in un qualcosa di virtuale.
Questa mia lettera di auguri ha la forza del pensiero, non si arrende all’ingiustizia ma la sfida con la penna, con la voce, con la speranza.
Innanzi ai diritti fondamentali bisogna essere costruttori di ponti invisibili, seminatori di coscienza, e scegli ere di non essere silenziosi ma eco. E soprattutto, bisogna portare con sé bat taglie, affetti, e una visione che va oltre le mura. Questa è l’ennesima lettera di auguri: Mia Principessa Denise, oggi è il tuo 23° compleanno, ti ho lasciato a pochi anni dalla tua nascita, e come ogni anno, anche se lontano, ti raggiungo con queste parole scritte. Le parole sono tutto ciò che mi resta, ma sono anche tutto ciò che può restar e, perché non c'è cancello che tenga, non c'è muro che possa fermare il pensiero di un padre che ama. Le parole so no il mio ponte, il mio abbraccio, il mio dono. E tu, figlia mia, sei la destinatari a più luminosa di ogni pensiero che nasce da questo cuore che non ha mai smesso di battere per te.
Tu sei nata in un mondo che non ti ha fatto sconti, eppure hai saputo trasformare ogni assenza in presenza, ogni ferita in forza. Sei, diventata il volto della nostra battaglia per l’affettività, la voce che racconta ciò che molti non vogliono ascoltare: che l'amore tra un padre e una figlia non può essere interrotto da una firma su un rigetto.
T i auguro tempo, ancora una volta. Ma oggi ti auguro anche spazio, lo spazio per respirare, per sognar e, per costruire. Spa zio per essere libera, per amare senza paura, per vivere senza catene. Spazio per continuare a essere quella luce che illumina i corridoi più bui di questa realtà che troppo spesso dimentica l’umanità.
E mentre ti scrivo mi domando, che cos'è un padre, se non un uomo che ha imparato a vivere nel silenzio, ma che nel silenzio ha trovato il modo di gridare amore? Che cos'è una figlia, se non la continuazione di un sogno che non si è mai arreso? T u sei il mio sogno che cammina, La mia rivoluzione gentile, la mia liberazione di questo luogo non luogo.
La vita ci ha messi alla prova Denise, ci ha chiesto di essere forti quando sarebbe stato più facile cedere. Ci ha chiesto di credere nella giustizia anche quando sembra una favola per bambini. Ma noi abbiamo resistito, abbiamo costruito un ponte fatto di lettere, di pensieri, di battaglie e quel ponte un giorno ci riunirà. Ne sono sicuro.
Ti scrivo da un luogo dove il tempo si misura in attese e il cielo è visto attraverso le sbarre. ma anche qui, tra le ombre, la tua luce arriva, arriva come un raggio che non chiede permesso, come una carezza che non ha bisogno di mani. Tu sei la mia primavera in un inverno che dura da anni. Ti auguro di non smettere mai di credere nella giustizia, anche quando sembra lontana, di continuare a scrivere, a parlare, a lottar e, perché ogni tua parola è un mattone nel ponte che stiamo costruendo insieme. Quel ponte che un giorno ci riunirà, non solo fisicamente, ma anche simbolicamente, come esempio di ciò che può nascere dal dolore se coltivato con amore. Denise, tu sei il mio fiore resiliente, sbocciato in un terreno arido ma capace di profumar e il mondo. Sei la mia poesia vivente, il mio canto contro il silenzio e anche se non posso stringerti, ti tengo stretta in ogni battito, in ogni pensiero, in ogni respiro. Buon compleanno, mia adorata figlia, che il tuo cammino sia sempre accompagnato dalla luce della verità, dalla forza della giustizia e dall’abbraccio eterno di chi ti ama senza condizioni. Con amore infinito, Tuo papà,