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A distanza di 20 anni la Legge Smuraglia appare ancora come l’ultima vera innovazione legislativa che ha contribuito ad aumentare i posti di lavoro per le persone detenute. Una legge che ho definito semplice ma rivoluzionaria in quanto utilizza l’unico vero strumento che lo Stato può adottare in maniera efficace: l’incentivo economico. Ciò che ha ostacolato maggiormente i benefici che può produrre tale iniziativa, oltre il limitato budget, è la poca informazione, pubblicità e visibilità che le è stata concessa nel mondo delle imprese, della consulenza del lavoro e dei dottori commercialisti.
Appare importante quindi sfruttare questo spazio per informare nel dettaglio i nostri lettori sulle modalità di fruizione degli incentivi e della entità degli stessi. Il primo requisito necessario e obbligatorio per usufruire delle agevolazioni è l’assunzione del detenuto secondo regolare contratto CCNL per un minimo di 30 giorni. Nel caso in cui la persona sia internata o lavoratore esterno ai sensi dell’art. 21 ord. pen., lo sgravio fiscale è di € 520,00/ mese per un orario full time o altrimenti proporzionato alle ore lavorate. Tale sgravio lo si può richiedere per ogni persona detenuta assunta, fino ai 24 mesi successivi alla scarcerazione.
Se invece la persona detenuta si trova in condizioni di semi- libertà, lo sgravio fiscale per un orario full- time è di € 300,00/ mese, che può essere richiesto fino ai 18 mesi successivi alla scarcerazione.
Riguardo allo sgravio del 95 % dei contributi INPS, si fa riferimento, oltre alla condizione giuridica del detenuto; anche alla forma giuridica del datore di lavoro: mentre le cooperative sociali possono godere di tale sgravio sia per detenuti reclusi che per detenuti ammessi al lavoro esterno e semiliberi, le imprese private possono godere dello sgravio solamente per detenuti reclusi che lavorano all’interno della struttura penitenziaria. Anche in questo caso l’agevolazione può essere richiesta fino ai 18 mesi o 24 mesi successivi alla scarcerazione, a seconda che la persona detenuta si trovi in regime di semi- libertà o recluso.
Tutto ciò è comunque subordinato ad una serie di passaggi burocratici ed autorizzativi. Innanzitutto, è fondamentale la firma di una convenzione tra impresa e direzione del carcere che regoli tali rapporti. Entro il 31 ottobre di ogni anno le aziende presentano le istanze, con l’ammontare complessivo del credito d’imposta di cui intendono usufruire l’anno successivo, alla direzione penitenziaria. Entro il 15 di Novembre i provveditorati regionali comunicano le istanze al Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, il quale determina l’importo massimo spettante ad ogni singolo soggetto entro il 15 Dicembre. Per richiedere rimborso delle aliquote contributive bisogna invece presentare apposita rendicontazione all’INPS, il quale riconosce il rimborso in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande. Come si può vedere, ancora una volta la burocrazia potrebbe scoraggiare l’imprenditore ad avviare questi rapporti lavorativi e le differenze in base a forma giuridica dell’impresa o condizione giuridica della persona detenuta non aiutano ad avere un quadro chiaro e semplice dei benefici, condizione sempre più necessaria alle aziende per sviluppare le proprie strategie di crescita e di assunzione. Piuttosto che immaginare grandi riforme e sconvolgimenti dell’esecuzione penale, sarebbe già un grande, anche se piccolo, passo riprendere questa legge e migliorare alcuni aspetti per renderla più agevole al mondo delle imprese. Anche per rendere omaggio al grande uomo e giurista Carlo Smuraglia, scomparso pochi giorni fa.