Dopo le accuse di Piercamillo Davigo e la dura replica del presidente dell’Anm Eugenio Albamonte, anche Edoardo Cilenti, segretario Generale dell’Anm interviene sul tema delle nomine.

Dottor Cilenti, possiamo dire che con l’intervista rilasciata al Fatto dal presidente Davigo è iniziata la campagna elettorale per le elezioni nel 2018 del Csm?

Temo proprio di sì. La tempistica con cui Davigo è uscito dalla giunta unitaria dell’associazione non è sfuggita a nessuno. Purtroppo è un danno per i magistrati.

A& I e Davigo accusano il Csm di ' lottizzare' le nomine dei capi degli uffici e l’Anm di non aver fatto nulla per contrastare questa prassi. E’ vero?

Ho sempre invidiato chi nella vita pensa di poter scagliare la prima pietra. Penso, però, che neppure la dirigenza di A& I, che vanta colleghi con esperienze fuori ruolo e al Csm, possa arrogarsi una pretesa di estraneità a logiche che, sia chiaro, sono comunque da condannare. Ciò premesso non è assolutamente vero che non sarebbe stato fatto nulla. Nel documento varato a maggioranza dal Comitato direttivo dell’Anm il giorno stesso in cui Davigo è uscito vi è un chiarissimo richiamo alla necessità di interventi. Da qui il sospetto che questo argomento sia solo un pretesto per rompere l’unità. A& I pretendeva che l’Anm censurasse il Csm come se si trattasse di un “procedimento disciplinare”, ergendosi a giudice anche morale. Il più bel regalo che si può fare alla politica che ci è ostile e che da sempre tenta di minare il Csm, organo di tutela dell’indipendenza di tutti noi magistrati. Mi chiedo se i fuoriusciti di A& I abbiano riflettuto su questo aspetto.

Il testo unico della dirigenza prevede il superamento del parame- tro dell’anzianità di servizio. Davigo vorrebbe ripristinarlo...

Il superamento dell’anzianità è imposto dalla legge. Chi propone un ritorno al passato sa bene che è irrealizzabile. L’anzianità, tuttavia, non può diventare un demerito e l’esperienza deve avere rilievo. Ma non nascondiamoci dietro a un dito: accogliendo il ritorno all’anzianità lo stesso Davigo forse oggi non sarebbe presidente di sezione di Cassazione, eppure nessuno può ritenere Davigo non meritevole. Senza considerare che i più bravi sarebbero messi fuori gioco per decenni.

Magistratura indipendente, la sua corrente, in questi anni ha molto insistito sulla necessità di ripianare gli organici della magistratura. Con gli ultimi concorsi possiamo affermare che il problema delle scoperture sarà - finalmente - superato?

Certamente sugli organici si registra una positiva inversione di tendenza ma non è ancora sufficiente. Il ministero ha molte altre responsabilità. Le assegnazioni di materiali sono fatte con il contagocce, il processo telematico non funziona, l’assistenza tecnica è scarsa se non inesistente. Le condizioni di lavoro sono molte volte inaccettabili e questo problema deve essere una delle priorità dell’Anm.

Il DDL penale è stato approvato con la fiducia. Qual è la sua opinione?

La fiducia è un tema politico che non mi deve interessare anche se, pur con il massimo rispetto per il Parlamento, sarebbe auspicabile che su certi temi si desse spazio alla discussione. Nel merito, temo che la nuova legge pregiudicherà l’efficacia del processo penale, in piena coerenza con l’assenza di risorse.

L’avocazione delle indagini da parte del procuratore generale risolverà il problema dei ritardi nella fase delle indagini preliminari?

L’Anm, in tutte le sedi, ha denunciato l’irrazionalità di questa norma che rallenterà il lavoro delle procure. I cittadini avranno minore tutela. Auspichiamo un intervento del Csm che avalli quella che - al momento - sembra l’unica soluzione, e cioè che il pg, dopo l’avocazione, investa il pm di primo grado come organo, per cosi dire, indiretto, senza movimentare del tutto inutilmente enormi quantità di fascicoli. Si potrebbe interpretare la norma nel senso che si procede all’avocazione solo nel caso di effettiva inerzia del pm e non quando la causa del ritardo sia da addebitare a carenze organizzative oppure all’eccessivo carico di lavoro che grava sul magistrato.

Avvocati nei Consigli giudiziari. Perché siete contrari alla possibilità che intervengano nelle vostre valutazioni di professionalità?

Mi sembra ovvio: i cittadini devono avere un magistrato indipendente. Con quale serenità un collega può giudicare una causa patrocinata da un avvocato che poi potrà giudicare la sua carriera? E poi scusi, gli avvocati vogliono decidere la nostra carriera e noi magistrati invece non possiamo entrare nei procedimenti disciplinari a loro carico? Ma per favore, suvvia!

Cosa pensa del DDL “toghe- politica” in discussione al Senato?

Il problema non è costituito dai magistrati che entrano in politica lasciando la toga, anzi, personalmente ritengo siano una risorsa per il Paese. Il problema, secondo la mia opinione, è rappresentato semmai dai magistrati che fanno politica mentre indossano la toga. Quanto al rientro nella giurisdizione, il mio gruppo ha votato contro il deliberato di maggioranza dell’Anm. Ciò non vuol dire essere favorevoli ad una commistione tra magistratura e politica, ma solo osservare la Costituzione. A nostro avviso può essere sufficiente un rientro in altro distretto e con differenti funzioni, anche collegiali, per un ragionevole arco di tempo.