I recenti interventi di «esponenti delle istituzioni sul merito di decisioni giudiziarie» hanno una «portata eversiva». Era da tempo che non si ascoltava da un gruppo associativo di magistrati un discorso così duro nei confronti del governo. Nemmeno negli anni ruggenti del berlusconismo e delle leggi “ad personam”. L’intervento del segretario di Magistratura democratica, Mariarosaria Guglielmi, in apertura del XXII congresso della corrente di sinistra delle toghe in corso da ieri a Roma, è stato un attacco frontale alle politiche dell’esecutivo giallo- verde. La premessa è questa: «Con il voto di marzo si sono imposti due radicalismi simmetrici. Il radicalismo del nuovo sovranismo che ha intercettato il risentimento e gli ha offerto un bersaglio rappresentato dallo straniero e il radicalismo egualitario e camaleontico dell’antipolitica che, senza il vincolo di ideologie, senza il peso di un passato e di una storia di riferimento ha assecondato il ribellismo e gli umori del momento». Da allora un susseguirsi di provvedimenti che mirano ad «un nuovo assetto normativo e culturale fortemente regressivo per i diritti e per le garanzie e verso una manomissione dei principi dello Stato di diritto che priva la giurisdizione del suo ruolo di garanzia e terzietà». Anzi, «la costruzione di nuove soggettività di tipo identitario è parte rilevante della strategia del populismo e dei neonazionalismi, che, alimentando strumentalmente la percezione dell’invasione da parte degli stranieri, ha innescato anche nel nostro Paese una deriva xenofoba e razzista, e sta rimettendo in discussione i principi e i valori fondanti della democrazia europea». Il primo responsabile, per le toghe di sinistra, è Matteo Salvini. «Con la chiusura dei nostri porti e la messa al bando delle Ong si è consumata una violazione senza precedenti degli obblighi giuridici e morali di soccorso e di accoglienza, che derivano dal diritto interno ed internazionale». Con i provvedimenti voluti dal ministro dell’Interno, prosegue Guglielmi, sono stati annientate «intere esperienze di integrazione e di inclusione», distruggendo intere comunità cresciute intorno al valore dell’accoglienza e alle opportunità che la pacifica convivenza offre a tutta la collettività», privando «persone di diritti, non per quello che fanno ma perché diverso dal nostro è il Paese dove sono nate e dal quale sono state costrette a fuggire». Nessuno sconto, poi, per un altro dei cavalli di battaglia di Salvini, la modifica della legittima difesa, «una riforma “manifesto” con gravissime implicazioni sul piano culturale come su quello giuridico: anteporre l’inviolabilità del domicilio alla tutela incondizionata della vita umana significa consumare un ulteriore strappo con il sistema dei valori della Costituzione».

Gli ' strali' della Guglielmi si sono abbattuti anche sui grillini, sulla carta la componente “filo toghe” del governo del cambiamento. Bocciato il reddito di cittadinanza che «comporta il rischio di incanalare in prospettive di assistenzialismo le battaglie per il lavoro e per una società meno povera». «Potrebbero rimanere sul tappeto – prosegue la segretaria di Md - i veri problemi: creazione di lavoro vero e non povero; riforma dei centri per l’impiego; piano di investimenti strategico per ridare linfa al lavoro; universalismo dei diritti dei lavoratori».

E bocciata la “controriforma” dell’Ordinamento penitenziario fortemente voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Sono venute meno - afferma Guglielmi - le norme che favorivano l’accesso alle misure di comunità» e «un passo indietro è stato fatto rispetto a tutte le disposizioni della riforma che ridimensionavano gli automatismi preclusivi, consentendo alla magistratura di sorveglianza di tornare a valutare caso per caso i progressi effettivi di ogni detenuto.

Guglielmi ha poi anche ricordato il caso Battisti e la “messa in scena organizzata dalla propaganda di Stato per “celebrare” la sua cattura».

«Al congresso di Md se ne sentono di tutti i colori. Forse avrebbero dovuto consentire al pubblico di entrare a pagamento. Varrebbe la pena in effetti di acquistare un biglietto per vedere un film così vecchio e raro. Sortite contro presunte ondate razziste e xenofobe, strepiti contro le norme sulla legittima difesa, denuncia di strappi alla Costituzione da parte di esponenti delle istituzioni, contestazioni di ogni tipo e genere. Sembra veramente un film del passato, che racconta un’Italia incredibile», il commento del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.

A cui fa eco il collega leghista Simone Pillon: «Spiace prendere atto dell’invasione di campo da parte di Md».

Chi si attendeva un discorso prettamente ' politico' non è, dunque, rimasto deluso. Un discorso certamente identitario che rischia però creare una frattura all’interno di Area, il cartello della magistratura progressista di cui Md fa parte. Sul punto è intervento con una mozione l’ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte: «Md non faccia passi indietro né abbia ripensamenti sul progetto di Area. Nessuno vuole sciogliere Md, non è un’opzione in campo, ma vogliamo che non si sfili da Area: in molte occasioni abbiamo assistito a una duplicazione di comunicazione, con, ad esempio sul caso Diciotti, una nota di Area e una di Md. Questo non è un arricchimento, ma crea solo confusione».