La quasi totalità dei commentatori di vicende giudiziarie, in questi giorni, non ha dato alcun peso all’astensione dei membri di diritto del Consiglio Superiore della Magistratura nella votazione per la nomina di Francesco Greco a nuovo procuratore di Milano. Troppo forte era la suggestione legata al suo nome nell’immaginario collettivo, e cioè il ritorno al periodo “eroico” della procura milanese, quello di Mani Pulite per intenderci, da condizionare ogni altro tipo di analisi.Ed invece, l’astensione del Presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio e del Procuratore Generale Pasquale Ciccolo merita una attenta riflessione. Anche alla luce delle dichiarazioni di Canzio al Plenum a favore dell’altro concorrente, poi ritiratosi, per il posto di Procuratore di Milano. E cioè Giovanni Melillo, l’attuale capo di gabinetto del Ministro della Giustizia Andrea Orlando.La Procura di Milano si è confermata, anche questa volta, una realtà “autogestita”, visto che sono infatti oltre trent’anni che il suo capo viene scelto da un magistrato proveniente da quell’ufficio. La base, da sempre schierata pro Greco, difficilmente avrebbe accettato che il posto di Bruti Liberati potesse essere occupato da un “papa straniero”, pur con un ottimo curriculum, come Melillo. Non sono stati sufficienti sette mesi di intense trattative al Csm per, come dice sempre Matteo Renzi, “cambiare verso” allo status quo. Su queste partite il potere d’interdizione delle correnti della magistratura non ha eguali e non lascia spazio.Ma se la nomina di Greco era già scritta, i vertici del Comitato di Presidenza del Csm, con la loro astensione pare abbiano voluto mandare lo stesso un segnale forte a Greco e a tutta la procura di Milano. In altre parole che non sarà più tollerata a Roma una gestione dell’ufficio alla Bruti Liberati. Gestione, ricordiamolo, che portò per mesi, ma non per gli aspetti positivi, l’ufficio inquirente più importante d’Italia alla ribalta nazionale. E’ ancora vivo, infatti, l’eco degli scontri fra Bruti Liberati ed il suo aggiunto Robledo per l’assegnazione dei fascicoli: il caso Ruby, l’indagine Formigoni-San Raffaele per corruzione e il fascicolo sulla turbativa d’asta Sea-Gamberale. Procedimenti che erano di competenza dell’allora dipartimento anticorruzione di Robledo e che invece vennero, “in violazione dei criteri di organizzazione vigenti nell’ufficio sulla competenza” assegnati ad altri.Questi scontri sfociarono in una serie di denunce alla procura generale ed esposti al Csm. Per la cronaca, il procedimento disciplinare aperto nei confronti di Bruti Liberati venne chiuso per cessata materia del contendere vista la sua decisione di andare in pensione anticipatamente. Quello a carico di Robledo si è, invece, definito questa settimana con il suo trasferimento d’ufficio a Torino e la perdita di sei mesi di anzianità.Ma anche l’Anm nazionale sarà attenta su quello che accadrà al quarto piano del Palazzo di giustizia milanese. Il voto contrario sulla nomina di Greco da parte del togato Aldo Morgini, uomo di punta di Autonomia&Indipendenza e stretto collaboratore del presidente Davigo sembrerebbe testimoniarlo.Sul punto, va detto, Greco ha deciso di giocare d’anticipo. Iniziando proprio con il predisporre “trasparenza assoluta” nell’assegnazione dei fascicoli attraverso “criteri generali di automatica applicazione”. Cosi da evitare possibili storture, anche da parte delle Forze di polizia, nella trasmissione della notizia di reato, con la conseguente “scelta” del pubblico ministero con cui lavorare, finalizzata ad evitare magistrati non particolarmente sensibili, ad esempio, alle richiesta di provvedimenti cautelari e alle intercettazioni telefoniche.