«Ho contattato subito i probiviri del Movimento e ho detto subito di accertare tutto quello che c’è sulle persone che potrebbero essere coinvolte in questa cosa». Luigi Di Maio non vuole che l’inchiesta romana, che coinvolge anche esponenti del suo partito, abbia ripercussioni nazionali e corre subito ai ripari. «Chi sbaglia paga», è la linea della fermezza indicata dal capo politico. «E mi permetto di dire che se le accuse verso queste persone, non solo del Movimento ma in generale, dovessero esser provate, questo dimostrerebbe come la gente si rovina la vita pur avendo delle posizioni di tutto rispetto». Ma, formule di rito a parte, l’inchiesta della Procura di Roma, in cui risulta indagato anche il capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara ( già autosospeso dal partito), mettono in serio imbarazzo base e vertici pentastellati. Ma a turbare la serenità del vice pre- mier è soprattutto la posizione di Luca Lanzalone, presidente di Acea e super consulente per il Movimento sullo stadio. È finito agli arresti domiciliari perché, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto dal costruttore Parnasi la promessa di consulenze per un valore di circa 100 mila euro. È Lanzalone a mediare, per conto dei 5 Stelle, con i costruttori, concedendo una modifica del progetto originario. Pur non essendo un grillino, il presidente di Acea è di casa tra i vertici pentastellati, viene ascoltato con grande attenzione anche da Luigi Di Maio. Viene avvistato più volte in Translatantico insieme al gotha M5S e spunta pure all’Hotel Parco dei Principi, il quartier generale del Movimento, quando, nei giorni successivi alle elezioni politiche, Beppe Grillo e i futuri ministri ragionano sull’eventualità di un governo con un Pd “derenzizzato”. Non è un caso che a commentare il suo arresto ci siano le prime linee del nuovo esecutivo: «Lo conosco perché è stato un consulente apprezzato in varie fasi delle nostre attività politiche», dice il ministro per i Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro. «Non sono mai contento quando una persona in sé viene indagata, ma se qualcuno ha sbagliato è giusto che ne risponda», spiega. «Dobbiamo però capire quali sono i motivi degli arresti. Solamente dopo un’analisi attenta si potranno esprimere dei commenti sensati. Ovviamente se qualcuno ha voluto fare il furbo io sono contento che una magistratura sia intervenuta».

È un colpo durissimo per la Giunta Raggi, dopo la bocciatura elettorale dei cittadini romani alle Amministrative di domenica scorsa. «Aspettiamo di leggere le carte. Al momento non esprimiamo alcun giudizio», commenta la sindaca, evidentemente colta di sorpresa dall’operazione della Procura. «Chi ha sbagliato pagherà. Noi stiamo dalla parte della legalità», ripete come un mantra. E nello shock generale, Roberta Lombardi, l’eterna rivale della prima cittadina nel Lazio, coglie la palla al balzo per lanciare la sua stoccata. Pur salvando in premessa la presunzione di innocenza per chiunque, la consigliera regionale grillina aggiunge: nell’inchiesta «c’è anche Luca Lanzalone, agli arresti domiciliari, che non è un membro del M5S ma ha collaborato come importante consulente del MoVimento e ricopre attualmente la carica di presidente di Acea», afferma. «Questo deve far suonare con forza il nostro allarme interno: perché non solo i portavoce del Movimento, ma tutti coloro che con noi collaborano, devono avere le mani pulite e rimanere sempre al di sopra di ogni sospetto».

Per il Pd, che pure ha un ex assessore regionale arrestato tra le sue file, questa vicenda è il simbolo «dell’inadeguatezza e dell’incapacità» di Virginia Raggi. «La sindaca se ha veramente a cuore le sorti di Roma ne tragga le dovute conseguenze» .