Alfredo Cospito, recluso al 41 bis di Sassari e da oltre 100 giorni in sciopero della fame, è a rischio di edema cerebrale perché gli elettroliti stanno calando inesorabilmente. Non riesce più a muoversi bene, se non grazie a una sedia a rotelle. Indossa quattro maglie e tre pantaloni addosso, ma nonostante ciò ha sempre freddo. Ha provato a farsi una doccia calda, ma è caduto rovinosamente per terra sbattendo la faccia e si è fratturato il naso. Questo è ciò che emerge dalla visita effettuata dal suo medico.

In un'intervista a “Radio Onda d'Urto”, l'emittente radiofonica alla quale la dottoressa Angelica Milia, nonostante la diffida del Dap a non rilasciare dichiarazioni, ha spiegato che dopo la caduta Cospito «è stato portato al Pronto Soccorso dove hanno ridotto la frattura e poi riportato in carcere. L'emorragia è stata forte, aveva la maglietta tutta sporca di sangue, anche perché i valori dell'emocromo sono bassi e il numero delle piastrine è ridotto. La situazione è in discesa, può correre il rischio di vita da un momento all'altro».

Una condizione inaudita, ma tutto tace. Anzi, la Cassazione alla quale pendeva il ricorso dell’avvocato Flavio Rossi Albertini sul rigetto dell’istanza di revoca del carcere duro, ha fissato la data dell’udienza al 20 aprile. Per quella data, Cospito non ci sarà più su questa Terra. La Cassazione, di fatto, passa la patata bollente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Da oramai più di una settimana, è sul suo tavolo del ministero una nuova richiesta di revoca del 41 bis. Come già scritto più volte sulle pagine de Il Dubbio, l’avvocato difensore ha potuto inoltrarla perché nel frattempo sono sopraggiunti “nuovi elementi” che dimostrano l’inesistenza della Federazione anarchica informale come organizzazione, e che appunto non è subalterna all’anarchico. Ovvero, lui non è il capo di nulla. Come ha sottolineato l’avvocato Albertini, non c’è alcuna “organizzazione” da dirigere. E Cospito, che si definisce un “anarchico individualista,” non può di certo essere un capo né dare ordini ad altre persone.

Ricordiamo che nel 2013 Cospito viene condannato a 10 anni e 8 mesi di carcere per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Una volta in carcere è accusato di aver piazzato due ordigni davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano (in provincia di Cuneo), nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006. Le bombe erano esplose a distanza di mezz’ora di distanza tra loro, senza però causare danni a persone o immobili. Per quell’episodio, Cospito è condannato in primo e secondo grado (nel 2017 e nel 2020) a vent’anni di reclusione per il reato di “strage contro la pubblica incolumità,” previsto dall’articolo 422 del codice penale. Mentre ha rivendicato il ferimento di Adinolfi, ha sempre negato ogni responsabilità per gli ordigni di Fossano.

A luglio la Cassazione, su richiesta del procuratore generale, ha riqualificato il reato: non più “strage contro l’incolumità pubblica” ma “strage politica” in base all’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo anche in assenza di vittime o danni. Se la pena fosse rideterminata in questo senso, Cospito rischierebbe l’ergastolo ostativo. Nel dicembre del 2022, tuttavia, la Corte d’assise d’appello di Torino - a cui sono stati rinviati gli atti - ha deciso di sollevare una questione di legittimità costituzionale, ravvisando la possibilità che a Cospito possa essere riconosciuta l’attenuante della “lieve entità” dei fatti. Da sottolineare che a seguito delle varie condanne l’anarchico viene trasferito nei reparti alta sicurezza “As2” delle carceri di Ferrara e Terni, che prevedono diverse limitazioni ma salvaguardano alcuni diritti, permettendo ad esempio ai detenuti di scrivere verso l’esterno. L’uomo aveva così continuato a mandare testi a pubblicazioni di area anarchica. Questo per molto tempo, fino a quando – sotto indicazione delle autorità giudiziarie – il ministero precedente ha predisposto il 41 bis.

Chi scrive è ben conscio che si tratta di una “patata bollente”, frutto della deresponsabilizzazione del potere giudiziario e che scarica tutto su quello politico. Ma il ministro Nordio, indubbiamente sensibile al tema penitenziario e alle evidenti storture del sistema giudiziario, può prendere coraggio e revocare il 41 bis. Nessuno, nemmeno il Movimento 5stelle, avrà il coraggio di criticare questa eventuale scelta. Cospito sta morendo. Non si tratta di scarcerarlo, ma recluderlo nella sezione di alta sicurezza come da anni vi era già ristretto. Altro regime differenziato, e certamente non “tenero” come il regime medio. Il 41 bis è già al limite della costituzione e in un Paese civile andrebbe abolito. Però viviamo in uno Stato che si fonda sulle dietrologie e sappiamo quanto il teorema trattativa sia diventata una spada di Damocle sopra la testa di qualsiasi governo. Il potere politico è soggiogato da questa narrazione e passeranno decenni quando finalmente ritornerà il lume della ragione. Per ora, si possono fare dei piccoli, ma grandi gesti. Cospito, il quale fortunatamente non ha nulla a che fare con la criminalità organizzata, può essere salvato.

Paradossalmente, nel contempo si “salva” anche il 41 bis stesso. Negli ultimi anni alcuni aspetti del carcere duro sono stati censurati dalla Corte Costituzionale e da organismi internazionali come la Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) e il Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (Cpt). Ancora un altro abuso e la tenuta del carcere duro cadrà definitivamente. Ma in questo caso l’abuso è quello di portare in fin di vita un essere umano.