L’avvio della “fase 2” non coinvolge ancora il sistema giustizia. Il decreto legge 28 della scorsa settimana ha sancito il limite all’uso della tecnologia quale surrogato della giurisdizione nei tribunali, ma restano da stabilire le misure anti- contagio proprio nei palazzi fi giustizia. A rilanciare l’allarme è stata ieri l’Aiga con una nota del presidente Antonio De Angelis. Il primo punto “dolente” riguarda la proroga del termine del 30 giugno al 31 luglio 2020 che, secondo l’Associazione italiana giovani avvocati, creerà una “sostanziale paralisi” fino all’inizio del prossimo autunno. A seguire, poi, la decisione di demandare ogni intervento sul punto non al governo ma “ai capi degli uffici giudiziari dei singoli Tribunali”. L'effetto è stato che molti magistrati stanno procedendo in ordine sparso con rinvii al 2021. “Se vi è accordo delle parti, in tutti i procedimenti civili andrebbe consentita la trattazione scritta attraverso lo scambio ed il deposito telematico di un verbale firmato digitalmente contenente richieste, conclusioni e repliche e la successiva adozione fuori udienza del provvedimento del giudice”, suggerisce invece l’Aiga, in quanto “gli avvocati hanno necessità di riprendere a lavorare per non subire le devastanti conseguenze economiche determinate dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria”.

Fermo restando il fatto, comunque, che le udienze si devono “celebrare in modalità compatibili all’osservanza di tutte le misure di sicurezza e precauzionali per contrastare la diffusione del Covid- 19”.

Un nuovo fronte attiene gli avvocati “monocommittenti”, ossia coloro che svolgono in maniera prevalente o esclusiva la professione in favore di un unico committente. Molti di loro sono stati allontanati, senza alcun preavviso, dallo studio legale presso cui operavano, a causa della crisi economica provocata dall’emergenza. “Gli avvocati monocommittenti non godono di alcuna tutela, come il Tfr o l’obbligo di preavviso, e possono essere messi alla porta dalla sera alla mattina dai titolari degli studi”, evidenzia Aiga, auspicando un intervento normativo a tutela dei colleghi che esercitano la professione forense con collaborazioni “precarie”.

“Invitiamo il Cnf, l’Ocf e ogni altra rappresentanza territoriale a dare attuazione alla mozione approvata Congresso nazionale forense del 2018 sul tema dell’avvocato collaboratore continuativo di altro avvocato o studio”, è la richiesta di Aiga. Non manca, infine, una sollecitazione a “tutti i ministeri, gli organismi politici e gli enti competenti, affinché venga sostenuta presso le Camere l’approvazione di una modifica della disciplina diretta a riconoscere anche agli avvocati “monocommittenti” una regolamentazione del rapporto di lavoro, nel rispetto dei principi cardine della professione e, in particolare, di quello dell'indipendenza”.