L'8 e 9 giugno 2024 i cittadini chiamati alle urne per le elezioni europee e amministrative. In questo contesto, un'attenzione particolare è rivolta al diritto di voto dei detenuti, un tema delicato e spesso trascurato. I Garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Lazio e di Roma Capitale, Stefano Anastasìa e Valentina Calderone, hanno preso una posizione decisa per assicurare che anche i detenuti aventi diritto possano partecipare al voto.

In vista delle imminenti elezioni, i Garanti hanno inviato una lettera alle direzioni degli istituti penitenziari, sollecitando l'attivazione di tutte le procedure necessarie per consentire ai detenuti di esercitare il loro diritto di voto. La missiva, indirizzata anche al Provveditore dell'Amministrazione penitenziaria per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, Maurizio Veneziano, pone l'accento sulla necessità di garantire l'universalità del diritto di voto, sancita dall’articolo 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani.

«Vi scriviamo in merito alla possibilità che tutti i detenuti che ne abbiano i requisiti possano esercitare il proprio diritto di voto al prossimo appuntamento elettorale», esordisce la lettera, sottolineando l'importanza della dignità umana e dell'inclusività del processo democratico. Tuttavia, come rilevato dai Garanti, vari ostacoli pratici spesso impediscono ai detenuti di votare, tra cui la mancanza di informazioni sulle procedure e problemi organizzativi. Inoltre, l'assenza del voto postale per le elezioni amministrative complica ulteriormente la situazione per i detenuti fuori dal comune di residenza.

Nella loro lettera, Anastasìa e Calderone chiedono alle autorità carcerarie di adottare tutte le misure necessarie per facilitare il voto dei detenuti. «Nell’attesa di ripensare per via normativa le possibilità di accesso al voto delle persone condannate», scrivono i Garanti, «ci auguriamo che le autorità competenti facciano di tutto per garantire l’accesso alle urne ai potenziali elettori che si trovano oggi in carcere».

L'iniziativa dei Garanti è accompagnata dall'invio di materiale informativo e di una locandina elaborata dalla Conferenza dei Garanti territoriali in collaborazione con l'associazione Antigone, destinata a spiegare ai detenuti le procedure da seguire per esercitare il voto. Questo materiale è fondamentale per superare le barriere informative che spesso limitano l'accesso al voto dei detenuti. Il richiamo dei Garanti alle direzioni carcerarie rappresenta un passo importante verso la rimozione di queste barriere. La speranza è che questa sollecitazione possa portare a un cambiamento concreto, garantendo che tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione di detenzione, possano esercitare il loro diritto di voto. «Ognuno conta», sottolineano

i Garanti, richiamando il principio fondamentale dell'universalità del voto. Ma come si organizza un carcere per le votazioni? Il regolamento interno prevede che il detenuto chieda di poter votare al momento dell’ingresso in carcere, dichiarando la propria residenza nel caso sia diversa da quella dell’istituto dove sconta la pena. Da questa prima richiesta dovrà contattare personalmente il Comune di residenza e chiedere una tessera elettorale speciale. Un iter burocratico che secondo l’associazione Antigone dimezza la popolazione detenuta abile al voto. Inoltre, data l’impossibilità di uscire per seguire incontri elettorali, i detenuti si informano solo con mezzi di comunicazione come le televisioni in carcere. Attualmente, quindi, il diritto di voto dei detenuti in Italia è garantito solo in teoria, mentre nella pratica molti incontrano difficoltà significative. Le carenze organizzative all'interno degli istituti penitenziari, la mancanza di informazione e l'assenza di modalità di voto alternative come il voto postale rappresentano i principali ostacoli. Il caso delle elezioni amministrative è emblematico: i detenuti fuori dal comune di residenza sono di fatto esclusi dal processo elettorale.

Basti pensare all’esempio francese. Durante le elezioni del 2022, c’è stata un'enorme partecipazione al voto da parte dei detenuti. Questa ampia affluenza alle urne è stata possibile grazie alla novità del voto via posta. Una novità che ha sostituito le precedenti modalità per procura o attraverso la richiesta di uno specifico permesso e che ha incentivato la partecipazione. Non si comprende perché non sia possibile attuare anche qui da noi questa modalità. L’associazione Antigone da tempo si batte per questo. Ma non solo. Elaborò una proposta di legge per la modifica dell’articolo 28 del codice penale: ovvero eliminare dall’elenco delle pene accessorie la privazione del diritto al voto. Anche perché, vietare a una persona l’esercizio di un diritto fondamentale non sembra allinearsi con la finalità rieducativa e riabilitativa della pena. Ma qui, anche i detenuti che non sono stati raggiunti da questa pena accessoria, trovano difficoltà nell’esercitare questo diritto.