A pochi giorni dal voto referendario Matteo Salvini lancia un video emozionale, con volti di errori giudiziari e chiudendo con una vecchia frase di Enzo Tortora: «Questo rassegnarsi all'inevitabile è il senso di quelli che vi dicono votate No. Noi vi diciamo Sì. Dovete votare Sì, dovete assolutamente se volete evitare di vivere l'avventura che ho vissuto io». Intanto il leader del Carroccio prosegue il suo tour in giro per lo stivale per amministrative e referendum: « Andando da nord a sud dell'Italia sto cercando di abbattere il muro di omertà, censura e silenzio sui cinque referendum. C'è una parte di politica di sinistra, la stampa di sinistra, la magistratura di sinistra che sta rubando i referendum e la democrazia agli italiani». Sul fronte informazione l'Agcom ha esaminato una serie di esposti relativi alla par condicio, tra i quali quello sulla trasmissione Che tempo che fa: è emersa una violazione, sanata con la trasmissione di oggi su Rai 2. L’Agcom ha poi invitato la Rai a garantire «un rigoroso rispetto dei principi del pluralismo, dell’imparzialità, dell’indipendenza, della completezza, dell’obiettività e della parità di trattamento fra i diversi soggetti politici in tutto il periodo di campagna referendaria». Invece Roberto Calderoli, ancora in sciopero della fame insieme ad Irene Testa del Partito Radicale, ha inoltrato «un esposto al Ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione in relazione alle gravi affermazioni pronunciate dal procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, il quale, commentando le 38 misure cautelari seguenti ad un sequestro di 4,3 tonnellate di cocaina, ha affermato testualmente che se passasse il referendum sulla giustizia ''questi arresti non si potrebbero più fare e gli arrestati andrebbero rimessi in libertà". Siamo di fronte ad una fake news». A ribadire cinque Sì Emma Bonino, senatrice di +Europa: «Ritengo che il Pd stia commettendo un grave errore schierandosi per il No. Anche da questo si vede come l’alleanza con il M5S stia danneggiando il Pd, riportandolo alle posizioni giustizialiste della Riforma Bonafede». Comunque il M5S tramite Federico D'Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento, spera che la gente non vada al mare domenica: «Il voto va partecipato, vanno espresse le proprie idee sempre e costantemente». Il ministro ha condannato l'astensionismo, «sintomo di una malattia più grave, che è la lontananza della vita politica e amministrativa del nostro Paese. Sono sintomi di una democrazia che è in forte pericolo e il nostro compito è proteggerla». Pure il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca invita a recarsi alle urne: «Andate a votare». Di parere opposto l'ex magistrato Antonino Ingroia: «Spero che il quorum non sia raggiunto ma il silenzio è grave. Dal punto di vista politico-simbolico i referendum vengono percepiti come quesiti contro la magistratura, la criminalità organizzata non ce la vedo a fare la fila per votare no ai referendum, la vedo a fare la fila per votare sì, soprattutto in relazione all’intervento sulla custodia cautelare e sulla separazione delle carriere». Andranno sicuramente a votare per il Sì molti penalisti, interpellati dall'Adnkronos. Vincenzo Comi, presidente della Camera Penale di Roma: «Il segnale che dobbiamo dare è quello che le cose non vanno bene e che le riforme proposte dai referendum, che riguardano l'abrogazione di norme espressione di una cultura autoritaria, andrebbero a favore di un'idea garantista del sistema della giustizia penale». Sulla stessa scia Guglielmo Starace, presidente della Camera Penale di Bari: «Purtroppo la gente non percepisce che la giustizia è un problema sociale. Se pendono 5 milioni di processi in Italia, vuol dire che almeno 5 milioni di persone hanno il problema. Calcolando anche le persone offese, diventano 10 milioni. Come fanno a non percepirlo come problema sociale?». Tra i sostenitori del Sì anche Marco Campora, presidente dei penalisti napoletani: « Sicuramente i referendum tendono al miglioramento della macchina giudiziaria e sicuramente non sono il rimedio a tutti i mali della giustizia, in particolare del processo penale. Ad esempio non indicono sull'irragionevole durata del processo, ma sono sicuramente un passo in avanti verso la tutela delle garanzie e dei principi costituzionali».