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Sta facendo molto discutere la vicenda dell'avocazione di un fascicolo da parte della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Milano nei confronti della locale Procura presso il Tribunale. In molti, infatti, hanno impropriamente parlato di "lotta" fra vari livelli di pubblici ministeri.La notizia, riportata ieri dal Corriere della Sera, ha aperto un dibattito che merita di essere approfondito. In particolar modo per quanto concerne l'aspetto della tutela della vittima del reato. L'anello più debole del procedimento. Breve riassunto. Tutto nasce dalla richiesta di archiviazione del pubblico ministero milanese Maura Ripamonti in un caso di colpa medica.I familiari del neonato deceduto si erano opposti all'archiviazione. Il Pm Ripamonti, pur ravvisando gravi profili di colpa, aveva ritenuto di non esercitare l'azione penale in quanto i risultati delle perizie svolte non avrebbero - a suo giudizio - permesso in un futuro dibattimento di provare che la morte del neonato fosse stata determinata proprio da quelle colpe. Il giudice dell'indagine preliminare, vista l'opposizione dei familiari, aveva fissato, dunque, udienza per decidere se archiviare il fascicolo o se ordinare al pubblico ministero di esercitare l'azione penale.Il codice di procedura penale prevede che della fissazione dell'udienza sia data comunicazione alla competente Procura Generale presso la Corte d'Appello. Tale comunicazione è finalizzata a consentire alla Procura Generale di avocare a se il fascicolo in caso di mancato esercizio dell'azione penale.Ed è proprio in questa fase che si è manifestata la sensibilità del Sostituto Procuratore Generale Nunzia Ciaravolo, magistrato particolarmente esperto, già pm e gip, che ha deciso di avocare a se il fascicolo in questione. Ma non per "inerzia" del Pm Ripamonti, ma perché aveva effettuato una valutazione diversa del materiale probatorio raccolto. A partire proprio dalle perizie.La Procura di Milano, che non aveva accettato di "perdere" il fascicolo, aveva ricorso contro l'avocazione alla Procura Generale della Corte di Cassazione. Senza ottenere, però, il risultato sperato. Il Sostituto Procuratore Generale della Cassazione Antonio Balsamo, con l'avallo dell'Avvocato Generale Nello Rossi, da ragione all'operato della Ciaravolo. Che aveva dimostrato, quindi, di aver effettuato una valutazione completamente diversa delle indagine del Pm Ripamonti.A questo punto c'è solo da augurarsi che questo episodio non rimanga un caso isolato. Ma, anzi, che si consolidi. Sarebbe un "nuovo corso" per le Procure generali, finalizzato soprattutto al rafforzamento delle parti lese che, di fronte ad una ordinanza di archiviazione non hanno oggi strumenti efficaci per contrastare il Pm che vuole archiviare a tutti i costi.