"Il problema della giustizia italiana? Il numero eccessivo di avvocati». Non è un fuori onda del dottor Piercamillo Davigo - neanche lui ha mai osato tanto - né un messaggio a reti unificate del presidente turco Erdogan che considera gli avvocati al pari di criminali incalliti per il solo fatto di svolgere il proprio dovere e assicurare il diritto di difesa.

No, stavolta Erdogan non c’entra nulla. La frase è del presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. Il quale Morra ha le idee molto chiare ed è convinto che per eliminare i problemi della nostra malandata giustizia sia sufficiente dare una sforbiciata al numero di avvocati e, visto che ci siamo, agli inutili “lacci e lacciuoli” rappresentati dai diritti e dalle garanzie.

I giovani avvocati dell’Aiga sono stati tra i primi a reagire e hanno ricordato al presidente Morra quanto segue. Primo: «In diversi Stati del mondo (non da ultima la Turchia) gli avvocati vengono perseguitati, condannati, portati alla morte, perché rei di esercitare il loro mandato difensivo nell’interesse della Giustizia». Secondo: «In un paese come l’Italia, che ha visto anche gli avvocati cadere per mano mafiosa, è insostenibile che si debbano difendere anche e soprattutto dallo Stato». Terzo: «Aiga - per voce del presidente Antonio De Angelis chiede con forza una presa di posizione del ministro Alfonso Bonafede nei suoi confronti».

Degne di nota le parole del presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, pentastellato e avvocato di professione: «La giustizia italiana è un sistema malato da anni e anni, soprattutto di inefficienza», dice Perantoni, «per questo stiamo realizzando un’azione riformatrice che ne aumenta le risorse umane e finanziarie. Il presidente Morra, dunque, non coglie nel segno: puntare il dito contro l’Avvocatura, così come contro ogni altra categoria, è conseguenza di analisi semplicistiche». Il presidente della commissione Giustizia ricorda che «con la sua funzione insostituibile l’Avvocatura garantisce appieno l’amministrazione della giustizia. Ma si tratta di incomprensioni che non influenzeranno il nostro comune lavoro per le rifor- me», conclude Perantoni. Ma l’isolamento di Morra nel Movimento diventa plastico qualche ora dopo, quando arriva un comunicato a firma dei deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione giustizia della Camera: «Gli avvocati sono una risorsa fondamentale per il Paese, oltre che una delle pietre angolari del sistema della giustizia».

A dire il vero Morra non è nuovo a queste intemerate. E rimasta negli annali, e per fortuna solo lì, la sua idea di creare un “bollino blu” - proprio così disse: bollino blu - per avvocati e professionisti in modo da verificare e validare la loro tenuta morale ed etica: «Nel contrasto alla criminalità organizzata - spiegò entusiasta Morra - si partirà anche da quella parte dell’economia sana che rischia di essere inquinata: uno strumento potrebbe essere l’istituzione di un “bollino blu” per gli iscritti ai vari Ordini professionali. Penso a una sorta di controllo di filiera etica che possa rappresentare una certificazione di moralità».

L’altra passione del presidente Morra sono le “black-list”: le famigerate liste di candidati impresentabili che egli presenta a ogni elezione. A dire il vero Morra all’inizio era molto, molto rigido e nella lista nera finivano persone anche soltanto indagate. Ma poi è accaduto che anche qualche collega grillino è finito nei guai con la giustizia e così il nostro ha preferito limitarsi ai soli condannati.

In ogni caso Morra sembra aver trasformato la commissione antimafia in una sorta di succursale delle procure. Ma un consiglio vogliamo darglielo: il presidente dell’Antimafia potrebbe cercare tra gli archivi di palazzo san Macuto la relazione di minoranza con cui, nel 1976, Pio La Torre e Cesare Terranova spiegarono il motivo per cui rifiutarono di consegnare alla stampa i nomi dei politici “chiacchierati”: «Il nostro compito è quello di fornire al governo e al Parlamento uno spaccato della situazione, una serie precisa di indicazioni per realizzare le riforme economiche, sociali e politiche in senso non mafioso».

E ancora: «Siamo contrari all’equivoco che si è ingenerato: che cioè la commissione parlamentare fosse una specie di “giustiziere del Re”, una sorta di comitato di salute pubblica destinato a far cadere testa su testa». Ah, quasi dimenticavamo : Pio La Torre e Cesare Terranova furono ammazzati dalla Mafia.