ALLO STUDIO DI VIA ARENULA UN PACCHETTO DI EMENDAMENTI

«Non siamo volontari, né stampelle. Vogliamo solo ciò che ci spetta». La protesta della magistratura onoraria continua. Con flash mob da Palermo a Milano e lo sciopero della fame, da otto giorni, di Vincenza Gagliardotto e Sabrina Argiolas, giudici del capoluogo siciliano. Gagliardotto pesa ormai 45 kg. Ma nonostante questo, assieme ad Argiolas, ogni giorno va in Tribunale, come i circa 5mila colleghi sparsi in tutta Italia. La pretesa è una sola: «il riconoscimento di elementari diritti», tuona la Consulta della magistratura onoraria rivolgendosi direttamente al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Martedì lo sciopero della fame si allargherà: alle due colleghe si unirà Giulia Bentley, vice procuratore a Palermo, «con un'esperienza oncologica non ancora terminata». Un gesto estremo, con il solo scopo di rivendicare un trattamento equo e dignitoso.

Sabato una delegazione di toghe ha deciso di sospendersi dalla funzione per protestare contro «il totale abbandono» in cui si sono ritrovati in periodo Covid. «Senza tutela alcuna per la salute, senza supporto alcuno dal punto di vista economico per chi si trovi, per malattia o quarantena, a non poter prestare servizio e dunque non percepisca il già misero gettone di udienza», denuncia in una lettera Assogot. I magistrati onorari si sono presentati vestiti di nero, con in mano una rosa rossa, ispirandosi allo sciopero del pane e delle rose del primo ‘ 900. «Retribuzione e tutele, questo chiediamo - scrivono -. Le richieste non vengono prese in considerazione, le minacce di procedura di infrazione da parte della Commissione Europea vengono ignorate, le sentenze a noi favorevoli vengono interpretate in senso contrario dal Governo». Basti pensare a quella pronunciata il 26 novembre dalla Sezione lavoro del Tribunale di Napoli, che accogliendo i ricorsi dei Giudici di Pace li ha ricondotti sotto la nozione di «lavoratori», riconoscendo loro il diritto ad un «trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe alle dipendenze del ministero», con condanna di via Arenula al pagamento delle differenze retributive. La Corte di Giustizia Ue, invece, a luglio aveva sancito il carattere di «lavoratore a tempo determinato» per i magistrati onorari, riconoscendo così il diritto a ferie retribuite come i colleghi togati. Ai quali sabato è stato chiesto di unirsi alla protesta.

Nei giorni scorsi Bonafede aveva ribadito la sua attenzione alla causa, sottolineando la propria consapevolezza «del fondamentale contributo fornito dalla magistratura onoraria», dopo essere stato pesantemente criticato per aver detto, nel corso di un’interrogazione, che l’esistenza della stessa «è legata alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione della retribuzione della magistratura professionale». Il ddl presentato dal Guardasigilli per riformare la legge Orlando è attualmente fermo. Quella norma, che entrerà in vigore ad agosto 2021, prevede un tetto massimo di due giorni di attività a settimana e una riduzione dei compensi, mentre le tutele previdenziali e assistenziali rimangono una chimera. La proposta di Bonafede prevede «un miglioramento» di tali condizioni, con un meccanismo retributivo commisurato all’attività svolta. L'indennità non si comporrà più delle due parti ( fissa e variabile), ma verrà rideterminata in misura globale, comprensiva degli oneri previdenziali ed assistenziali, e sarà pari a 31.473 euro per i magistrati onorari che esercitano funzioni giudiziarie e inseriti nell’ufficio del processo, e 25.178 euro per quelli nell'ufficio di collaborazione del procuratore della Repubblica. Nel caso in cui il magistrato onorario opti per l'indennità fissa resta fermo il limite dei tre impegni settimanali. Per la relatrice Valeria Valente, del Pd, «va preservata l'impostazione della Orlando che prevede incarichi temporanei», ma per salvaguardare la professionalità acquisita della magistratura onoraria «si è previsto che i giudici di pace possano mantenere cottimo e fisso», con un raddoppio delle cifre a cottimo che consente di arrivare a 38mila euro l'anno. Rimane il nodo di previdenza e maternità, «temi da affrontare, ma nella prossima legge di Bilancio». L’atteggiamento, sul punto, al momento è cauto. Ma allo studio ci sono dei testi migliorativi per andare incontro alle esigenze della magistratura onoraria. Al momento, l’ufficio di presidenza del Senato ha bloccato ogni provvedimento che non riguardi l’emergenza Covid, creando, dunque, uno stallo. L’intenzione di via Arenula, in primis del sottosegretario Vittorio Ferraresi, che segue in prima persona il dossier, è quello di velocizzare l’iter. Per tale motivo, dunque, il ministero sta sollecitando la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati affinché ci sia una deroga che consenta di lavorarci a gennaio.