Migliorare la qualità della vita dei detenuti e di chi lavora in carcere nell'ottica di favorire sia il recupero sociale di chi sta scontando la pena sia la sicurezza della collettività. È l'obiettivo del piano a cui sta lavorando la ministra della Giustizia e che dovrebbe vedere la luce in tempi molto stretti. «Sul mondo del carcere abbiamo posto l'attenzione sin dall'inizio ed è una delle priorità delle prossime settimane di lavoro» annuncia Marta Cartabia, intervenendo alla Bicocca di Milano all'inaugurazione del Corso di Scienze giuridiche della Scuola di dottorato, nelle stesse ore in cui da Roma il leader di Azione Carlo Calenda rilancia la sua candidatura al Quirinale. La base su cui la ministra sta ragionando sono le proposte consegnate a dicembre dalla Commissione ministeriale presieduta dal professore Marco Ruotolo, ordinario di Diritto costituzionale all'Università Roma Tre. A Milano Cartabia anticipa solo qualche intervento. Come la modifica della disciplina dei trasferimenti perchè «allontanare una persona, in particolare un giovane, dalla zona dove ha i suoi legami, la sua famiglia, i suoi rapporti è un incremento di pena». Ma è possibile anche che si arrivi a un potenziamento dei permessi premio, che la Commissione ministeriale suggerisce. Si punta anche molto sull'impiego delle nuove tecnologie. «Stiamo lavorando con il ministro Colao per facilitare di più non solo la videosorveglianza che dà sollievo a tutti, detenuti e personale, ma anche per assicurare colloqui, attività formative e lavori a distanza per i detenuti», spiega la ministra. Il progetto della Commissione prevede per la sicurezza, oltre alla videosorveglianza, metal detector, body scanner e sistemi anti-drone. Ma suggerisce diversi usi delle nuove tecnologie per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Si va dall'app per la prenotazione dei colloqui da parte dei familiari, all'installazione di lavatrici a gettoni, alla possibilità di utilizzare personal computer (anche con uso di internet attraverso piattaforme specificamente configurate) e telefoni cellulari (senza scheda e con il limite di poter chiamare solo i numeri autorizzati) per agevolare il mantenimento delle relazioni affettive. Sino ai totem touch per le istanze dei detenuti, con un terminale multimediale fruibile in più lingue. Un modo anche per rendere tracciabili le loro richieste, per le quali si prevedono anche forme di reclamo davanti al giudice in caso di mancate o tardive risposte. Se la Commissione sollecita la riforma della sanità penitenziaria, chiede anche di adeguare le celle per assicurare lo spazio minimo individuale di tre metri quadrati ed eliminare i bagni a vista.