Alberto Cisterna, già procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia ai tempi di Piero Grasso, oggi presidente di sezione del Tribunale di Roma, è stato assolto dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria dall’accusa di falso in atto pubblico, con richiesta conforme anche della pubblica accusa. Per Cisterna, uno dei magistrati che animarono il pool anti-’ndrangheta della Procura distrettuale di Reggio Calabria negli anni ’90, la sentenza assolutoria arriva dopo quasi dieci anni tra dibattimenti e rinvii, a seguito di un procedimento giudiziario avviato dall’ex sostituto procuratore della Repubblica Beatrice Ronchi, già in servizio a Reggio Calabria, scaturito da una inchiesta relativa al periodo in cui Alberto Cisterna insegnava come docente a contratto, e a titolo gratuito, alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università "Mediterranea". Cisterna, uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla ’ndrangheta, era stato accusato dal sostituto Ronchi di avere attestato falsamente nel registro didattico l’effettuazione delle regolarità delle lezioni e il completamento del corso disciplinare. Le indagini della Procura di Reggio Calabria, allora coordinata da Giuseppe Pignatone, sfociarono in due condanne per Cisterna, in primo e secondo grado, a un anno di reclusione, successivamente annullate con rinvio dalla Corte di Cassazione nell’aprile del 2021, fino all’odierna assoluzione. Alberto Cisterna è stato difeso dall’avvocato Giuseppe Milicia.