Ancora qualche giorno, giusto il tempo di svuotare gli scatoloni, e il giudice Carla Romana Raineri tornerà ad occupare il suo ufficio al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Rivestendo la toga che per qualche settimana aveva appeso nell'armadio dopo aver risposto in tutta fretta alla chiamata del sindaco di Roma Virginia Raggi.Una parentesi, quella come capo di gabinetto della giunta grillina della Capitale, durata poco più di un mese e terminata con una sonora bocciatura da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione. Sono state sufficienti a Raffaele Cantone meno di 24 ore per stroncare la sua nomina. Fatta miscelando in maniera "innovativa" gli articoli 90 e 110 del Testo unico degli enti locali. Un'assunzione a metà fra una collaborazione fiduciaria di supporto alla staff del sindaco e un incarico connotato da funzioni tipiche del dirigente pubblico. Una "anomalia" giuridica di cui la diretta interessata, in compagnia dell'avvocatura comunale, non si era evidentemente accorta.Dalle prossime settimane, dunque, Ranieri riprenderà la sua attività di giudice presso la prima sezione civile della Corte d'Appello di Milano. Quello della Ranieri sarà un ritorno "automatico", sul quale il Csm non dovrà esprimere alcun parere, a differenza di precedenti illustri come i casi Antonio Ingroia o Alfonso Sabella. Con le attuali "lacune" normative relative alle incompatibilità delle toghe che vanno a ricoprire incarichi extragiudiziali, un magistrato che non si sia candidato alle elezioni o che abbia svolto un ruolo "politico" in un distretto diverso da quello ove lavora, al termine del mandato ritorna direttamente nella sua originaria sede di servizio. Per quanto riguarda poi la Ranieri va ricordato che è stata ad un passo da diventare presidente di sezione civile della Corte d'Appello Milano. La sua candidatura aveva avuto i voti dei togati Forciniti e Galoppi e dai laici Balducci e Alberti Casellati. Contrari i togati di Area Fracassi e Aschettino. Solo il ritiro in Plenum della candidatura dello sfidante Giovanni Battista Rollero aveva fatto ritornare la pratica in Commissione. La vicenda Ranieri fa tornare d'attualità una recente intervista al Dubbio di Giuseppe Cascini, ex segretario generale dell'Anm. Per il Pm di Mafia Capitale, la scelta di ricoprire per un toga un incarico prettamente politico deve essere "senza ritorno". Per fugare ogni "dubbio" di imparzialità e indipendenza da parte di chi giudica.