La Corte costituzionale, con la sentenza numero 85, ha dichiarato illegittima la norma che impone un regime più restrittivo in materia di telefonate con i figli minori per i detenuti ostativi che hanno accesso ai benefici penitenziari. La Consulta ha accolto la questione sollevata da un magistrato di sorveglianza di Padova, ritenendo irragionevole che un detenuto condannato per un reato "ostativo" (tra cui quelli di mafia, terrorismo ed eversione) sia stato sottoposto – durante il periodo pandemico - a limitazioni nelle comunicazioni telefoniche con i figli minori, pur potendo fruire di altri benefici come i permessi premio.

La Corte, redattore il giudice Francesco Viganò, ha sottolineato che la presunzione di pericolosità sociale per i detenuti ostativi può essere superata nel caso in cui, come nel caso in questione, il detenuto abbia dimostrato con il suo comportamento di non avere più collegamenti con la criminalità organizzata e di essere quindi meritevole dei benefici penitenziari. In tali situazioni, secondo la Consulta, non vi è alcuna ragione per limitare il diritto del detenuto a mantenere i contatti con i propri figli, un diritto fondamentale che assume particolare importanza proprio nell'ottica del reinserimento sociale.

Da precisare che la questione riguarda le disposizioni che si ebbero durante la pandemia. Aumentarono le telefonate per tutti, tranne chi era recluso per reati ostativi. Ricostruiamo l’antefatto. E.C. sta scontando una pena di trent'anni per sei omicidi, associazione mafiosa ed altri reati. Dal 2020 ha ottenuto i permessi premio e ha potuto coltivare il legame con il figlio di 9 anni, nato durante la detenzione. Nonostante i pareri positivi di Uepe, Dda e Questura, e la condotta carceraria esemplare, durante il periodo pandemico ha visto limitate le sue telefonate con il figlio minore a una a settimana, contrariamente a quanto previsto per i detenuti ordinari che potevano usufruire di telefonate quotidiane.

Il magistrato di sorveglianza ha sollevato la questione costituzionale per diversi motivi: viola il diritto di famiglia (articolo 3 Cost.) perché il legame tra padre e figlio è un diritto fondamentale che non può essere limitato se non per motivi gravi e proporzionati. Lega la limitazione a reati gravi, non alla pericolosità del detenuto: la norma non tiene conto del fatto che E.C. non è stato coinvolto in altri fatti di criminalità organizzata da 20 anni e ha dimostrato un percorso di riabilitazione. Discrimina i figli dei detenuti per mafia: la norma crea una disparità di trattamento ingiustificata tra i figli di detenuti per mafia e quelli di altri detenuti. Contrasta con le convenzioni internazionali sui diritti umani: la norma viola la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (art. 8) e la Convenzione sui diritti del fanciullo (art. 3). Per questo motivo aveva sospeso il procedimento e rimesso la questione alla Corte Costituzionale per valutare la legittimità della norma. In attesa di una pronuncia definitiva, il figlio di E.C. ha continuano a ricevere una telefonata a settimana dal padre durante il periodo pandemico.

La Corte costituzionale ha accolto la questione, ritenendo irragionevole la limitazione delle telefonate per i detenuti ostativi che hanno dimostrato, con il loro comportamento, di non avere più collegamenti con la criminalità organizzata e di essere quindi meritevoli dei benefici penitenziari. In tali situazioni, secondo la Consulta, non vi è alcuna ragione per limitare il diritto del detenuto a mantenere i contatti con i propri figli, un diritto fondamentale che assume particolare importanza proprio nell'ottica del reinserimento sociale.

La Corte ha quindi dichiarato illegittima la norma nella parte in cui impediva ai detenuti ostativi che avevano accesso ai benefici penitenziari di fruire delle stesse condizioni di telefonate con i figli minori concesse ai detenuti ordinari durante la pandemia. Tale decisione rappresenta un passo importante verso la direzione di garantire il rispetto dei diritti umani anche per i detenuti ostativi, a patto che dimostrino di aver intrapreso un percorso di riabilitazione. Ciò significa che in futuro, qualsiasi disposizione riguardante il numero delle telefonate per i detenuti, dovrà tenere conto anche della situazione dei detenuti ostativi che hanno avuto accesso ai benefici penitenziari, garantendo loro pari opportunità di contatto con i propri figli.