Cresce la preoccupazione per Khaled El Qaisi, cittadino italo- palestinese arrestato il 31 agosto scorso dalle autorità israeliane al valico di frontiera di ' Allenby', senza specifici motivi. Una vicenda che Il Dubbio ha riportato i giorni scorsi.

Nulla è cambiato, se non peggiorato. Come denuncia il suo avvocato, Flavio Albertini Rossi, sussiste un serio rischio che la sua detenzione, inizialmente di natura penale, possa trasformarsi in una detenzione amministrativa. Ciò significherebbe che potrebbe essere trattenuto per mesi senza l'emissione di un'accusa formale, senza alcuna prova a suo carico e senza la possibilità di conoscere le ragioni alla base della sua detenzione. Nel frattempo, il ministro degli Esteri non ha ancora risposto all'interrogazione parlamentare presentata dal deputato Nicola Frantoianni, segretario di Sinistra italiana.

L'avvocato Rossi, legale della famiglia di Khaled in Italia, ha fornito nuovi elementi denunciando le circostanze oppressive che circondano la detenzione di El Qaisi e le pratiche legali discutibili applicate dalle autorità israeliane.

Il 7 settembre, un'udienza per la proroga della detenzione di Khaled El Qaisi si è tenuta a Rishon Lezion, a sud di Tel Aviv. L'udienza si è conclusa con una proroga della detenzione di El Qaisi per altri 7 giorni, fissando una nuova comparizione davanti al giudice. Ma ciò che rende questa situazione ancora più allarmante è il fatto che il detenuto e il suo avvocato non abbiano potuto comparire congiuntamente in questa udienza, a causa delle restrizioni legali che impediscono loro di vedersi e comunicare.

Inoltre, è emerso che Khaled El Qaisi è stato trasferito nel carcere di Ashkelon, senza alcuna spiegazione chiara o motivazione per questo cambiamento di detenzione. Questo trasferimento solleva ulteriori preoccupazioni per la sua sicurezza e il suo benessere.

L'avvocato Flavio Albertini Rossi ha sollevato la questione del totale disprezzo dei diritti di civiltà giuridica, come stabilito dalla legislazione israeliana, e delle violazioni delle tutele comunemente riconosciute in Italia, in Europa e nelle Nazioni Unite. Questi diritti includono il diritto a un processo equo e a un arresto non arbitrario, come sancito dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dagli articoli 9 e 14 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici.

Una delle principali preoccupazioni riguarda l'interrogatorio di Khaled senza la presenza del suo avvocato di fiducia. Questa pratica mina la possibilità di un processo equo e minaccia la dignità umana del detenuto. Inoltre, Khaled El Qaisi non è stato informato degli atti che hanno portato alla sua custodia e non conosce la durata prevista della sua detenzione.

Gli è impedito di sapere chi lo accusa e per quale motivo, sollevando dubbi sulla legittimità del suo arresto. Una preoccupazione ancor più grave riguarda la possibilità dell'autorità israeliana di sostituire la detenzione penale con quella amministrativa in assenza di prove concrete. Questa pratica è applicata anche ad altri 1200 palestinesi detenuti, che si trovano in carcere senza un'accusa formale, senza prove e senza la possibilità di conoscere le ragioni del loro trattenimento.

Nicola Fratoianni, raccogliendo le istanze dei familiari di Khaled, ha presentato mercoledì scorso un'interrogazione parlamentare al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, relativa alla detenzione del cittadino italo- palestinese. Fino ad oggi, è rimasta inevasa.