Il contagio della dipendente del ministero della Giustizia morta dopo aver contratto il covid non sarebbe avvenuto sul luogo di lavoro. È quanto accertato dallo stesso ministero, all’esito della mappatura dei contatti della dipendente a via Arenula, dalla quale non sarebbe emersa alcune relazione tra la sicurezza del ministero e il contagio. Smentendo, dunque, quanto sostenuto in una dura nota indirizzata mercoledì ad Alfonso Bonafede e al sottosegretario Vittorio Ferraresi, nella quale l’Associazione dipendenti giudiziari italiani denunciava una situazione di sostanziale «insicurezza», arrivando a parlare di un ambiente lavorativo «non adeguatamente garantito».

La versione del ministero è, però, decisamente diversa. E supportata da un insieme di documenti e direttive che testimoniano, sin da febbraio, le attività messe in campo per monitorare il grado di rischio di contagio negli ambienti ministeriali e le misure per il contenimento della diffusione del virus. Il tutto mentre, parallelamente, si è lavorato per garantire un accesso da remoto alle attività fondamentali per impedire un nuovo blocco della Giustizia. Così dal 20 novembre saranno accessibili da remoto i registri civili di cancelleria del Giudice di Pace e per il personale amministrativo, in via sperimentale, anche quello ai registri di cancelleria penali. Da dicembre, invece, sarà possibile consultare da remoto il fascicolo processuale da parte degli avvocati tramite il Portale dei servizi telematici. Dal 3 novembre scorso, invece, sono già accessibili i registri di cancelleria civile Sicid ( Sistema informatico contenzioso civile distrettuale) e Siecic ( Sistema informatico esecuzioni civili individuali e concorsuali), «per gestire integralmente da remoto anche per il personale amministrativo le procedure civili, di lavoro, di volontaria giurisdizione, fallimentari e di esecuzione mobiliare ed immobiliare».

Per quanto riguarda il tema sicurezza, il ministero è partito da una ricognizione e rimodulazione degli spazi e delle postazioni di lavoro per garantire la distanza di almeno un metro tra ogni dipendente, così come per gli spazi comuni, imponendo ferree limitazioni all’accesso e sistemi di rilevazione della temperatura automatici ed a distanza. Tutto è descritto in una serie di atti, firmati dal capo dipartimento dell’organizzazione giudiziaria Barbara Fabbrini, che ha puntato tutto su prevenzione e smart working, relazionando passo passo le disposizioni studiate per contenere il virus. Contro il quale il ministero ha messo a disposizione 24,8 milioni di euro, destinati all’acquisto di mascherine, termoscanner, barriere “parafiato”, gel igienizzanti e interventi di pulizia straordinaria e sanificazione. A questo investimento si aggiungono «una decisa spinta sulla digitalizzazione» e assunzioni, sia sul piano amministrativo sia sul piano dell’immissione in ruolo di nuovi magistrati. Una spesa finanziata, in parte, grazie al “fondo” di 31 milioni ottenuto dal ministro con il decreto “Rilancio”.

Il dipartimento, dal canto suo, ha imposto regole ferree, abolendo le riunioni in presenza e acquistando, complessivamente, 370.800 mascherine chirurgiche - 18.700 delle quali distribuite agli uffici giudiziari più in difficoltà -, una per ogni giorno di presenza in ufficio per ogni dipendente. Dispositivi ai quali si aggiungono 42 tute- presidi medici sanitari in caso di necessità. Il ministero ha puntato tutto sulla sanificazione - inesistente, secondo l’Adgi, che parla di un semplice lavoro di pulizia ordinaria. Stando alle relazioni fornite da Fabbrini al ministero, sin dall’inizio dell’emergenza sono stati però utilizzati disinfettanti chimici a base di candeggina o cloro, solventi e etanolo al 75%, così come indicato dal ministero della Salute, dopo l’uso dei normali prodotti di detersione. Così, ogni giorno, vengono sanificate le postazioni di lavoro, sale riunioni, corridoi e scale, con particolare attenzione a corrimano, maniglie finestre corridoi, maniglie, porte antipanico, tastiere, stampanti, corridoi, impianti elevatori, aree break e servizi igienici, igienizzati minimo tre volte al giorno. A ciò si aggiunge l’autorizzazione ad un consistente numero di interventi straordinari in caso di dipendenti positivi. E dall’inizio dell’emergenza sono stati almeno 15 gli interventi aggiuntivi, con l’ultima sanificazione dell’intero stabile risalente all' 8 novembre. È stata assicurata, inoltre, anche la pulizia e sanificazione di tutte le autovetture di servizio in uso all’amministrazione centrale. Ma non solo: sono stati acquistati e resi disponibili paratie “parafiato” in plexiglass, piantane per gel igienizzante, termometri no contact ad infrarossi e visiere. A ciò si aggiunge lo smart working, da svolgersi nelle «percentuali più elevate possibili», in misura anche superiore al 50%. Obbligatorio, inoltre, differenziare l’orario di ingresso e di uscita del personale. Ma non solo: da settembre il ministero ha avviato la distribuzione di circa 16.000 personal computer portatili per consentire al personale amministrativo degli uffici giudiziari di accedere da remoto ai registri di cancelleria.