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Al carcere di Canton Mombello, giovedì scorso è stata sospesa la battitura con pentole e utensili da parte dei detenuti. Parliamo del secondo carcere più sovraffollato d'Italia, che da tempo è al centro di condizioni di vita inumane: sovraffollamento, caldo, presenza di cimici e scarafaggi nelle celle, una struttura ottocentesca dove vengono rinchiuse persone come sardine. La battitura era stata annunciata dall'urgente necessità di denunciare le condizioni disumane e degradanti, i detenuti hanno scelto la via del dialogo come suggerito dalla garante locale per evitare che la questione possa degenerare. In serata c'è stato comunque il presidio di esponenti della politica locale e nazionale. Se però a Canton Mombello, per ora, si è evitata la battitura, la stessa cosa non è avvenuto in altre carceri come quelle campane.
In particolare, tra le mura di Poggioreale si è svolta la particolare forma di protesta scelta per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità. Proprio il carcere di Napoli, con i suoi 2600 detenuti sui 1200 posti disponibili, è considerato cartina al tornasole di un problema che travalica i confini della Campania. La battitura è duratada mezzogiorno a mezzogiorno e 30. È intervenuto il Garante regionale e portavoce della rete dei garanti territoriali, Samuele Ciambriello, denunciando che il decreto carceri appro-vato sia una scatola vuota, dove non c'è nulla di concreto. «Quando c'è un decreto di emergenza – sottolinea Ciambriello – uno si aspetta che subito ci sia un po' di liberazione anticipata, arresti domiciliari, ma tutto questo non c'è».
Sovraffollamento, suicidi ( siamo arrivati a 65 dall'inizio dell'anno), dignità durante lo stato di detenzione. Nulla di tutto questo.
L'inizio di agosto ha portato con sé una drammatica escalation di suicidi nelle carceri italiane. In soli sette giorni, quattro detenuti hanno deciso di togliersi la vita, portando il bilancio dall'inizio dell'anno a 65 vittime. Questi numeri allarmanti evidenziano una crisi profonda nel sistema penitenziario nazionale, con cifre che non si registravano dal 1992. Mentre l'emergenza si intensifica, il decreto legge sulle carceri che non affronta adeguatamente le problematiche più urgenti. Come denuncia l'associazione Antigone, il provvedimento prevede lo stanziamento di oltre un milione di euro in 18 mesi per il funzionamento del commissario all'edilizia penitenziaria e l'assunzione di 1.000 agenti penitenziari entro il 2026, misure che appaiono insufficienti considerando che serviranno principalmente a coprire i pensionamenti. Antigone aveva proposto soluzioni alternative, come l'investimento del milione di euro per aumentare la disponibilità di telefoni nelle carceri e liberalizzare le chiamate, misure che potrebbero alleviare l'isolamento dei detenuti e potenzialmente ridurre il rischio di suicidi. Inoltre, l'associazione
sottolinea la necessità di assumere non solo agenti, ma anche altre figure professionali cruciali per il benessere dei detenuti: educatori, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, psichiatri, medici e infermieri.
A questo si aggiunge la mancanza di misure deflattive. In questo contesto, emergono nuove dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che hanno scatenato un acceso dibattito. Secondo quanto riportato, il ministro avrebbe affermato che circa 5.000 detenuti potrebbero uscire immediatamente dal carcere se la magistratura di Sorveglianza decidesse tempestivamente su misure alternative o liberazione anticipata. Il Partito Radicale, per voce del segretario Maurizio Turco e della tesoriera Irene Testa, ha denunciato pubblicamente questa situazione, acquistando persino mezza pagina sul quotidiano La Repubblica. La loro critica si concentra sulle condizioni in cui versa la magistratura di Sorveglianza: 230 magistrati, con uffici sottorganico del 50%, devono vigilare su 190 istituti, 86.000 soggetti in esecuzione penale esterna, 100.000 liberi sospesi, e sono gravati da 200.000 pratiche di liberazione anticipata inevase. Di fronte a questa situazione, il Partito Radicale propone una soluzione drastica: se il ministro Nordio ritiene che effettivamente 5.000 detenuti potrebbero beneficiare immediatamente di misure alternative o liberazione anticipata, dovrebbe proporre al governo un indulto. Questa misura consentirebbe a questi detenuti di godere dei loro diritti, senza scaricare la responsabilità sui magistrati di sorveglianza, ai quali il ministero nega gli strumenti necessari.
Nel frattempo, Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino ha reso nota una circolare del Dap indirizzata ai direttori degli istituti penitenziari. La circolare li mette in allerta riguardo a possibili stati di tensione tra i detenuti, conseguenti alle recenti decisioni politiche adottate in sede di conversione del decreto legge. Il Dap invita quindi i direttori a esortare tutto il personale a operare con il massimo scrupolo e zelo, al fine di mantenere alto il livello di attenzione nello svolgimento delle attività di vigilanza e osservazione all'interno delle carceri. Bernardini commenta aspramente la situazione: «Sono consapevoli di non aver fatto nulla di concreto e temono le conseguenze che loro stessi hanno alimentato».