La reazione più attesa all’illustrazione delle linee programmatiche del guardasigilli Carlo Nordio era quella dell’Anm. Nessun comunicato, solo qualche dichiarazione del presidente Giuseppe Santalucia a Rainews 24 sul tema delle intercettazioni: «Le parole del ministro mi sembrano vaghe e ingenerose nei confronti di uno strumento che noi non ci divertiamo a utilizzare, ma che in un Paese come il nostro, con un alto tasso di criminalità organizzata mafiosa, e anche con il terrorismo che fino a qualche anno fa allarmava molto, ora meno, la pubblica opinioneresta uno strumento indispensabile». Dopo di che, ha aggiunto, «siamo d’accordissimo che non debba essere l’occasione per violare il diritto delle persone alla riservatezza e alla privacy: ma parlare di una selezione e di un uso pilotato della propalazione all’esterno del materiale raccolto con le intercettazioni mi sembra, ripeto, un giudizio tanto vago quanto ingeneroso».

Infine, ha detto il vertice del “sindacato” delle toghe, «ricorderei che c’è stata una riforma nel 2017- 2018» la quale «ha avuto come obiettivo proprio quello di evitare la diffusione indebita del materiale delle intercettazioni: chiederei al ministro, prima di annunciare l’ennesima riforma per la verità solo tratteggiata nel suo fine e non ancora illustrata nei suoi contenuti, di sapere se quella legge ha prodotto degli effetti positivi o no, se il riferimento alla diffusione delle notizie sia recente o appartenga al passato».

Dal mondo politico, centrodestra compatto intorno a Nordio insieme al Terzo polo. A cominciare dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il cui appoggio pare un sigillo definitivo per la linea liberale e garantista del guardasigilli: «Io penso che la riforma della giustizia sia prioritaria», ha detto, «e che, al di là delle questioni di merito in molti siano d’accordo. Quello disegnato da Nordio è un approccio che ovviamente il governo condivide. Sono sempre stata convinta del fatto che una riforma della giustizia debba avere due grandi obiettivi: massimo delle garanzie per indagati e imputati e certezza della pena, una volta che la sentenza passa in giudicato. Io mi considero una garantista nella fase di celebrazione del processo e una giustizialista nella fase di esecuzione della pena». E conclude: «Credo che quella che Nordio disegni sia una prospettiva di questo tipo». Soddisfatto pure Matteo Salvini: «Bene il ministro Nordio, avanti con la separazione delle carriere e una giustizia più giusta ed equa». Consenso anche da Pierantonio Zanettin (FI): «Ho sinceramente apprezzato la relazione di Nordio, tutta ispirata a principi liberali e garantisti».

Ma arriva più di un plauso anche dall’opposizione. Il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto nota: «A differenza di alcuni ministri ed esponenti di governo dalle posizioni giustizialiste, le parole di Nordio confermano le sue note posizioni garantiste e fanno veramente piacere». Negativo invece il giudizio del Pd, sinbtetizzato dal senatore Alfredo Bazoli: «Abbiamo trovato alcune buone intenzioni, tante contraddizioni e qualche nota preoccupante. Bene l’intenzione di portare a compimento la riforma Cartabia, ma perché allora rinviarne l'entrata in vigore di due mesi?

Richiami a innovazioni nelle carriere dei magistrati ma ambiguità sulla riforma del Csm già approvata che le modifica. Tante parole sul garantismo, peraltro contraddette dalla norma sul rave. Accenni preoccupanti poi a riforme come la separazione delle carriere in grado di provocare nuove profonde spaccature nel mondo della giustizia, invece di puntare a riforme condivise come l’istituzione dell'Alta Corte di giustizia».

Bocciatura anche da parte del senatore 5 Stelle Roberto Scarpinato: «L’eventuale soppressione, che maggioranza e pezzi di opposizione propongono, dei delitti contro la Pa dal meccanismo ostativo, l’ulteriore riduzione dell’area di applicazione del reato di abuso di ufficio, l’innalzamento a 5000 euro del limite dei pagamenti in contanti, il taglio alle spese per le intercettazioni, strumenti indispensabili per l’accertamento di reati dei colletti bianchi: tutte queste intenzioni annunciate determinano, insieme all’assenza di leggi adeguate sul conflitto d’interessi e sul lobbismo, un depotenziamento della risposta dello Stato al fenomeno della corruzione nelle sue molteplici declinazioni».