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Dopo le polemiche e i tentativi di ostruzionismo, il Senato è pronto a dare il via alla discussione sulla proposta di legge contro l’omotransfobia che porta il nome del deputato Pd, Alessandro Zan. A nulla è valso il tentativo delle destre presenti in maggioranza di presentare un disegno di legge alternativo al Senato: la Commissione Giustizia, a maggiorana, ha disgiunto la proposta di legge Zan dagli altri testi che gli erano stati abbinati e il testo procederà dunque con un proprio iter. Tra le proposte contenuto nel testo delle destre c’è «l’aumento delle pene in caso di discriminazione e violenza». ma interviene sull’articolo 61 del codice penale e non sul 604 ter. Dunque, in soli tre articoli, interviene sulle aggravanti generiche per futili motivi, e non sulla legge Reale-Mancino come fa la proposta che porta il nome del deputato dem. Introduce quindi anche la discriminazione per età, ma ancella il «gender» e l’identità di genere. Un tetso, per Alessandor Zan, «pasticciato» che si configura solo come un attacco alla legge Mancino che oggi contrasta i crimini d’odio motivati da etnia, razza, nazionalità e religione. Anzichè utilizzare l’articolo 604 ter che pone delle aggravanti per le violenze e tutti i crimini d’odio si utilizza l’articolo 61 del codice penale che prevede un aggravante generico, non idoneo ad intervenire contro i crimini d’odio. Intanto perchè la pena è aumentata solo fino ad un terzo e non fino alla metà, e poi perchè si crea una confusione, un conflitto fra la legge Mancino e questa nuova legge nel caso venisse approvata«. Le destre, intanto, protestano contro quella che ritengono una forzatura: »Il centrosinistra oggi in Commissione Giustizia ha dato il peggio di sè, imponendo a colpi di votazioni di separare l’esame del ddl Zan dagli altri testi di identico contenuto.