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IL LEGHISTA ACCUSATO DI PRESUNTI FAVORI SULL’EOLICO
Palazzo Madama nega l’uso delle intercettazioni telefoniche di Armando Siri, il senatore della Lega, ed ex sottosegretario alle Infrastrutture, imputato di corruzione per i presunti favori sull’eolico. Una scelta che non può spiegarsi con la solidarietà imposta dagli equilibri di maggioranza, visto che a votare contro tutte le richieste dei pm, ieri mattina, non è stata certo l’intera alleanza di governo, ma il solo centrodestra, Fratelli d’Italia inclusa, a cui si sono uniti i centristi del Misto. È dunque in virtù di un rimescolamento degli equilibri e varie assenze che l’Aula ha approvato la relazione della Giunta delle immunità, redatta dal senatore di Fdi Lucio Malan e votata per parti separate come richiesto dal Pd. La prima parte è passata con 120 favorevoli, 104 contrari e un astenuto, mentre la seconda ha ottenuto 158 sì, 64 no e 9 astenuti. A sorpresa, tabulati alla mano, il senatore dem Tommaso Cerno si è smarcatò dal suo partito e ha spiegato così all’Adnkronos la scelta: «Il mio voto di garantismo estremo di fronte ai distinguo del mio partito va interpretato come un monito e non come una disubbidienza...».
Cerno, dunque, si è ritrovato insieme al centrodestra che stavolta è risultato compatto: Lega, FdI, FI più la componente del Misto “Italia al centro”, formata da esponenti di Idea e Cambiamo, si sono schierati a favore, respingendo così la richiesta dell’autorità giudiziaria di dare l’ok all’uso delle conversazioni captate. «Il mio voto in coscienza per escludere tutte le intercettazioni telefoniche del senatore Siri - aggiunge Cerno - nasce da una questione profonda: interpreta e anche sottolinea i dubbi sollevati dal Pd sulla gran parte del materiale. Il mio è un voto più netto che vuole invitare la sinistra a una definitiva e più profonda riflessione sul tema dell’utilizzo degli atti di indagine a fini propagandistici, non inerenti al caso penale, in modo da arrivare a una posizione senza più ambiguità».
Il caso Siri riguarda due episodi risalenti al 2018 quando l’esponente leghista era sottosegretario nel governo gialloverde e fu costretto a dimettersi alla notizia dell’indagine.
IL SENATORE DEL PD TOMMASO CERNO