Nel luglio del 1948, a Roma, in piazza Esedra, si tenne una gigantesca manifestazione comunista. Avevano sparato a Togliatti, che era in fin di vita, e i militanti del Pci erano furiosi. Sul palco salì per il comizio Edoardo D'Onofrio, dirigente amatissimo, stalinista di ferro, alle spalle 10 anni nelle carcere fasciste. La gente cominciò a gridare: «Edo, dacci il là! ». Volevano dire: dai un segnale e noi iniziamo l'insurrezione. D'Onofrio però aveva ricevuto un ordine preciso da Luigi Longo, il vice di Togliatti: «Niente rivoluzione». E allora rispose alla folla, scandendo le parole: «Non è questo il momento storico».La rivoluzione non ci fu, non ci fu la guerra civile (anche se ci furono violenze, scontri morti e arresti). Togliatti si salvò e la democrazia uscì salva e forte.Beh, colpisce il fatto che il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri (che pure non da per niente l'impressione di essere comunista) abbia usato esattamente la stessa espressione: «Ho in testa una rivoluzione sul sistema giudiziario, ma non è ancora il momento storico».Naturalmente Edo d'Onofrio aveva ben chiaro che prima o poi la rivoluzione si sarebbe fatta. Poi invece, qualche anno dopo, nel 1956, ci fu la destalinizzazione, e Togliatti lo emarginò. Chissà come andrà a finire, invece, con Nico Gratteri...Il Procuratore di Catanzaro ha annunciato la rivoluzione (e il suo rinvio) nel corso di una intervista rilasciata a Lucio Musolino del "Fatto Quotidiano".È una intervista che inizia con una frase non nuovissima (per Gratteri) ma sempre abbastanza sorprendente. La trascrivo: «L'articolato di legge che abbiamo elaborato per aggredire maggiormente corruzione e mafie è nei cassetti del Parlamento, ma al momento nessuna forza politica lo ha preso in considerazione».Di che "articolato" si tratta? Gratteri spiega che si tratta di un vero e proprio disegno di legge, che prevede la modifica di circa 850 articoli tra codice penale, codice di procedura penale e ordinamento penitenziario. A occhio croce la riforma riguarda almeno la metà dell'intero impianto legislativo che riguarda il diritto penale, visto che il codice penale e il codice di procedura, sommati, contengono attualmente circa 1500 articoli, dei quali però non più di 8 o 900 sono quelli davvero importanti. Di conseguenza Gratteri ci dice una cosa molto semplice: la sua commissione ha preparato una riforma radicale della giustizia.Noi non sappiamo bene cosa intenda Gratteri per rivoluzione giudiziaria, né per "momento opportuno". Certo sono espressioni molto preoccupanti, specialmente se pronunciate da un magistrato così potente, così famoso, così importante. Però sappiamo qualcosa sullo Stato di diritto e sulla separazione dei poteri. E allora ci vengono alcune domande, alle quali, magari, qualche autorità potrebbe anche rispondere.La prima domanda è questa: elaborare un articolato di legge non è compito che spetta al potere legislativo? La stessa Costituzione non prevede una separazione netta tra potere legislativo e potere giudiziario? E allora, è cosa normale che un magistrato elabori i disegni di legge?  (A me sembra un po' come se si chiamassero i deputati a fare le sentenze, o almeno a dirigere le indagini preliminari sui delitti....).La seconda domanda è più spigolosa. La riassumo così: il compito della magistratura è quello di accertare i reati e perseguirli, o è invece quello di combattere alcune battaglie politiche?Gratteri parla della sua intenzione di "aggredire corruzione e mafie", ma è giusto che un magistrato si ponga l'obiettivo di combattere fenomeni sociali negativi? Non è forse, il compito di aggredire corruzione e mafia, un compito che spetta alla politica - sul piano dell'azione legislativa e culturale - e alla polizia sul piano militare?Non sono domande provocatorie, né sofismi: si tratta di capire quale sia l'orientamento politico e costituzionale prevalente nelle classi dirigenti italiane. Se bisogna gratterizzare la magistratura, e anche il Parlamento, sarà inevitabile porre mano, seriamente, alla Costituzione. Non con la piccola riforma Boschi, ma con un rivolgimento profondo, che cambi la natura dello Stato di diritto e ne riduca fortemente i confini. Vogliamo istituire una repubblica giudiziaria, che sostituisca la Repubblica parlamentare?Discutiamone, se volete, però bisogna avere il coraggio di dire le cose chiare, non basta sperare in quella riforma della "Costituzione materiale" che, in realtà, è già largamente in corso