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È morta l’altra notte dopo 26 mesi di coma e rimane tuttora oscuro se sia stato un suicidio o un omicidio. Parliamo dell’ex agente penitenziario Maria Teresa Sissy Trovato, ventottenne, originaria di Taurianova ( Rc) e che lavorava nel carcere veneziano della Giudecca. Cosa sappiamo della sua vicenda? All’inizio del mese di novembre del 2016, Sissy è stata ferita da un colpo di arma da fuoco nell’ascensore dell’ospedale SS. Giovanni e Paolo, a Venezia, dove era andata a controllare una detenuta partoriente. È stata trovata riversa sul pavimento in condizioni disperate. Nessuno ha visto cosa sia accaduto, ma dopo i primi accertamenti le autorità si sono affrettate a classificare il caso come tentato suicidio. Da sempre il padre della ragazza – raggiunto da Il Dubbio quando avvenne il tragico evento – sospetta che non sia stato un suicidio. Soprattutto non crede alle prime ipotesi vagliate dalla polizia locale secondo cui la ragazza soffrirebbe di depressione cronica. «In realtà Teresa - raccontava il padre - è piena di vita e ha ancora tanti progetti da realizzare. Soprattutto è una sportiva, giocava come portiere in una squadra di calcio a cinque». Inoltre amava molto il lavoro di agente penitenziaria. «Rispettava la dignità delle detenute – raccontò il padre -, per lei non era importante quali reati avessero commesso».
Altro particolare inquietante è l’utilizzo dell’ascensore: c’erano solo pochi scalini da fare e appare strano che una ragazza, per giunta sportiva, potesse ricorrere a quel mezzo. Si prospetta l’inquietante ipotesi che potrebbe essere stata attirata da qualcuno. Altra cosa che non torna. Sissy presenta due evidenti ferite alla testa, uno di entrata e uno di uscita. Quello d’entrata è sul lato sinistro del cranio, quello d’uscita sul lato destro: ma lei non è mancina e portava la fondina della pistola sul fianco destro. Potrebbe esserci dietro un finto suicidio e se sì, perché? Dalle parole di un’amica di Sissy rilasciate al settimanale Giallo, lei avrebbe scoperto qualcosa di molto pericoloso all’interno del carcere veneziano della “Giudecca” dove lavorava e per questo motivo qualcuno avrebbe potuto provare ad eliminarla o quantomeno azzittirla. «Lei è sempre stata una ragazza forte», ha dichiarato l’amica, prima di ribadire che «aveva scoperto qualcosa dentro al carcere, per questo hanno cercato di farla fuori». Ad un’altra amica Sissy Trovato avrebbe confidato che sarebbe finita presto su tutti i giornali. Perché? La ragazza aveva forse scoperto qualcosa riguardante il modo in cui venivano trattate le detenute? Ora che purtroppo è morta non si parla più di lesioni dolose gravissime ma di omicidio o suicidio, per questo il legale dei familiari Fabio Anselmo, che segue anche i casi di Stefano Cucchi e di Federico Aldrovandi, si auspica che le indagini suppletive disposte dal gip di Venezia facciano finalmente chiarezza in un senso o nell’altro. Il gip ha infatti disposto ulteriori accertamenti per poter rispondere ancora a diversi quesiti irrisolti.
Nessuno avrebbe sentito il rumore dello sparo, ma la pistola non aveva il silenziatore. Il gip ha chiesto quindi di sentire alcuni dipendenti che quel giorno si trovavano nelle vicinanze dell'ascensore. Non solo. Gli accertamenti riguarderanno anche il computer di Sissy, per vedere se ci siano state cancellazioni e l’acquisizione delle celle telefoniche per chiarire anche il traffico di telefonate di quella giornata da parte dei colleghi. Rimane anche l’amarezza da parte dei familiari sul fatto che mentre era in coma, Sissy è stata licenziata e liquidata con soli seimila euro.