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«Nessun rischio far west», giura il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo il via libera del Senato alla riforma sulla legittima difesa. Nessun rischio di allungamento dei processi, secondo il ministro, né di proliferazione delle armi, anzi: «sono state eliminate le zone d’ombra». Tra i passaggi più discussi quello che fa riferimento al “grave turbamento”, votato favorevolmente anche dal Pd, «formula adottata anche in altri Paesi, come Francia e Germania», ricorda Bonafede.
Ed è stata propria la scelta dei dem - esclusa Anna Rossomando, che si è astenuta di votare a favore dell’articolo 2, che ha suscitato le polemiche tra le fila di LeU e, in particolare, dell’ex presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui si tratterebbe di «una licenza di uccidere in casa». Un testo, ha evidenziato, che «crea enormi danni culturali e normativi» e sul quale «purtroppo» il Pd si è schierato con una scelta «di rincorrere la destra - come accaduto bloccando lo Ius Soli davvero incomprensibile».
Altro articolo approvato quello relativo allo stop ai risarcimenti ai parenti dei rapinatori, punto particolarmente caro al leader della Lega Matteo Salvini. «I delinquenti devono sapere che i cittadini per bene sono in grado di difendersi legittimamente, senza essere costretti a processi, cause o addirittura a risarcire i parenti dei rapinatori», cosa che «mi faceva imbestialire». Se passa questa legge, ha concluso, «il parente del rapinatore nella prossima vita si sceglierà un parente migliore».
Un tema di giustizia, ha spiegato Bonafede, così come quello relativo al disegno di legge per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto “Codice rosso”. Una serie di interventi ha spiegato ieri rispondendo al question time - «che provano ad agire in prevenzione», cioè a partire dal momento della denuncia: «in quel momento lo Stato deve attivarsi con immediatezza, come accade al pronto soccorso di fronte a un caso grave», ha sottolineato il ministro. Secondo cui non basta inasprire le pene, occorre prevenire, motivo per cui il pubblico ufficiale che riceve denuncia deve darne «immediata comunicazione, senza discrezionalità sulla valutazione dell’urgenza, al pm che entro tre giorni deve sentire la persona che ha fatto la denuncia». Dopodichè la polizia giudiziaria dovrà svolgere con immediatezza le indagini e informare il pubblico ministero. «Inoltre è prevista ha spiegato - in accordo col ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, che ha fortemente voluto questa legge, una formazione per gli agenti e per tutti coloro che avranno la possibilità di interloquire con la denunciante».