Luci e ombre del sistema penitenziario italiano e dei centri di accoglienza e trattenimento dei migranti. Trend del sovraffollamento in crescita a partire dal 2016, capienza regolamentare che potrebbe essere aumentata attraverso un’opera di recupero e razionalizzazione, considerevole numero di atti di autolesionismo e tentati suicidi verificati nelle carceri italiane, carenza delle camere di sicurezza onde evitare le cosiddette “porte girevoli” che ingolfano gli istituti penitenziari, criticità nei centri di identificazione ed espulsione. Ma non mancano note positive come l’aumento del ricorso all’esecuzione penale esterna, compresa la “messa alla prova” per chi ha commesso reati minori. Questo alcuni dati della prima relazione annuale del Garante nazionale delle persone detenute, composto da Daniela de Robert, Emilia Rossi e Mauro Palma, che sarà presentata martedì alla Camera, anticipati dall’Ansa. Una relazione scaturita durante le sue diverse visite – come ha documentato il Dubbio - negli istituti penitenziari e nei centri per gli immigrati.

Entrando più nel dettaglio, il Ga- rante spiega che il numero dei detenuti nelle carceri italiane è andato diminuendo dal 2013 quando si raggiunse la soglia di 62.536, ma a partire dal 2016 questo trend si è modificato con un leggero aumento delle presenze: al 31 dicembre 2016 erano 54.632 e al 14 febbraio 2017 sono 55.713, con un incremento di oltre 1000 unità. Confrontando tali numeri, in particolar modo le presenze a fine gennaio 2016 e a fine gennaio 2017, si registra un aumento del 6,2%. «Si tratta di una campanello d’allarme da non sottovalutare, anche se forse in parte fisiologico», scrive l’Authority, presieduta da Mauro Palma. Oltre alle presenze, il Garante spiega che sono in aumento anche il numero degli ingressi nel carcere: nell’ultimo anno, dopo una fase di riduzione, sono passati da 45.823 nel 2015 a 47.342 nel 2016, con un aumento di 1.500 unità. Come ha più volte annotato nei suoi rapporti – l’ultimo quello della regione Liguria -, l’aumento degli ingressi sono dovuti anche dalla la carenza di camere di sicurezza disponibili. Un problema che «riguarda tutte le forze di polizia e ha come conseguenza l’accompagnamento delle persone in carcere anche per periodi brevissimi, riattivando così il fenomeno delle “porte girevoli”». Nella relazione emergono anche i numeri sugli episodi autolesionistici e di tentati suicidi. Nel 2016 si sono verificati 8.540 casi di autolesione e 1.262 solo dall’inizio di quest’anno. I tentati suicidi sono stati 1.006 nel 2016 e 140 dall’inizio di questo mese. L’anno scorso si sono verificati 40 suicidi in carcere, a cui si aggiungono 12 casi solo quest’anno.

Per quanto riguarda i Centri di identificazione ed espulsione, Mauro Palma spiega che «mediamente soltanto la metà dei cittadini stranieri irregolari che transitano nei Cie viene effettivamente rimpatriato», centri che presentano «problematicità strutturali e organizzative». Secondo il Garante, in mancanza di accordi con i Paesi terzi, rimane il dubbio che la percentuale dei rimpatri sul totale dei provvedimenti di espulsione possa aumentare in modo consistente. A differenza dei Cie, gli hotspot si sono invece rivelati «molto efficienti nella identificazione con percentuali che sfiorano il 95% delle persone transitate, ma in mancanza di una effettiva politica di ‘ relocation’ si sono trasformati spesso in impropri centri di temporanea accoglienza soprattutto di categorie vulnerabili come i minori, il cui numero è in continuo aumento».

Sempre per quanto riguarda il sistema penitenziario, positivo invece il ricorso all’esecuzione penale esterna al carcere, con 34.827 detenuti che al 31 gennaio2017 scontano la pena al di fuori degli istituti. Considerevole aumento anche della cosiddetta “messa alla prova” per chi ha commesso reati minori, che consente di evitare la condanna accettando di sottoporsi a un programma di trattamento. I casi sono passati da solamente 2 nel giugno 2014, quando fu introdotta, a 6.557 nel 2015 e a 9.090 a fine 2016.