Ventiquattro anni dopo riecco un uomo del Pool: Francesco Greco, pm della storica pattuglia che con Mani pulite cambiò per sempre la politica, è il nuovo procuratore capo di Milano. Il Csm indica in lui il successore di Edmondo Bruti Liberati, uscito di scena lo scorso 16 novembre. Scelta che arriva con una maggioranza piuttosto ampia: 17 voti favorevoli sui 24 espressi nel plenum straordinario di ieri. Schierate con Greco le correnti di Area e Unicost, dunque la “sinistra togata” e i centristi, a cui si è aggiunta però gran parte dei laici del Consiglio superiore, compresi Elisabetta Casellati e Pierantonio Zanettin, di area Forza Italia. Tengono il punto e danno invece la loro preferenza ad Alberto Nobili le toghe “di destra”: sia quelle provenienti da Magistratura Indipendente sia Aldo Morgigni, l’unico rappresentante di Autonomia & Indipendenza, il gruppo guidato da Piercamillo Davigo e nato per scissione da MI.Prima ancora che inizi la riunione, il vicepresidente Giovanni Legnini precisa che «non ci sono stati condizionamenti interni o esterni» e che «la discussione ha riguardato solo i profili dei candidati: difficile rintracciare una pratica così spedita e sollecita», ha aggiunto il vertice di Palazzo dei Marescialli. Ma l’altro fatto notevole registrato prima del voto è stato il ritiro della candidatura da parte del terzo magistrato rimasto in corsa: Giovanni Melillo, attuale capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Un passo indietro elegante con cui Melillo ha preso atto della particolare piega assunta dal finale di partita. Una gara giocata tutta sulle attese dei pm milanesi, una sorta di ossequio forse inevitabile all’orientamento prevalente all’interno della Procura di Milano. Stavolta, più che i giochi di corrente, il Csm ha seguito l’oggettivo imporsi di una scelta locale, molto difficile da contraddire.Greco ha svolto negli ultimi 8 anni funzioni di procuratore aggiunto presso lo stesso ufficio che ora andrà a dirigere. A lui era affidato il settore Reati economici, quello più caratterizzante per la capitale economica del Paese. Anche il competitor rimasto in corsa fino all’ultimo, Nobili, ha lo stesso grado: procuratore aggiunto presso la Procura di Milano; nel suo caso però, con competenza sui Reati informatici. Oltre che per lo specifico know how sull’ambito cruciale nelle inchieste del capoluogo lombardo, Greco ha vinto grazie al sostegno assicuratogli appunto dai colleghi. In una riunione per le elezioni al Consiglio giudiziario di Milano, un paio di mesi fa, un magistrato di peso lo presentò tra gli applausi e il tono semiserio come «il nuovo capo della Procura». Tutto si dava per scontato, dunque, a Palazzo di Giustizia, e tutto è andato come doveva andare. O almeno, come la corrente togata più numerosa al Csm, quella di Area, è riuscita a imporre. Dalla “sinistra” della magistratura è arrivato il sì a Greco fin dal voto in Commissione, Unicost si è prima astenuta e poi associata all’opzione. Significativo il fatto che le due toghe di più alto rango presenti in plenum, il primo presidente della Cassazione Canzio e il pg della Suprema corte Ciccolo, si siano astenute spiegando che avrebbero preferito la nomina di Melillo. Posizione assai simile ha assunto il laico di provenienza Ncd Antonio Leone (quello scelto su indicazione dei cinquestelle, Alessio Zaccaria, è stato l’unico a non partecipare al voto insieme con Legnini). Significativo anche il fatto che proprio nel giorno del gran ritorno di Mani pulite, di Greco e della vittoria della corrente Md a cui fanno riferimento sia lui che il predecessore Bruti Liberati, sia arrivata la richiesta del pg di Cassazione per Alfredo Robledo, il pm entrato in collisione proprio con Bruti e finito davanti alla Sezione disciplinare (che oggi deciderà): un anno di anzianità e trasferimento d’ufficio. Tanto per chiudere il cerchio.