Trovare il punto d’incontro fra la tutela del diritto alla privacy e l’esigenza di rendere sempre più trasparente l’azione amministrativa. Attività per nulla facile soprattutto se l’interessato è un magistrato.

Fino a che punto, ad esempio, può spingersi il bisogno di conoscenza sui trascorsi disciplinari di una toga? In particolar modo se tali trascorsi hanno poi avuto conseguenze sulla sua valutazione di professionalità e quindi sulla sua progressione in carriera?

Lo spinoso tema è stato affrontato dal Consiglio superiore della magistratura nel corso dell’ultimo Plenum. La IV Commissione del Csm, competente sulle valutazione di professionalità delle toghe, sta da tempo disponendo la segretazione di tutte le pratiche di valutazione di professionalità nelle quali si faccia riferimento ai precedenti disciplinari del magistrato. Il presidente della Commissione, il togato di Magistratura indipendente Antonio Lepre, ha rivendicato la decisione presa trattandosi di dati sensibili. Per Lepre, questi procedimenti hanno già inciso sulla vita del magistrato in maniera negativa, ingenerando ansia e sofferenza. Molti di questi procedimenti disciplinari, prosegue Lepre, riguardano infatti fattispecie di ritardi nel deposito dei provvedimenti, omesso rispetto dei termini di custodia cautelare, commenti inopportuni sui social. E gli incolpati sono spesso magistrati estremamente laboriosi che lavorano in condizioni di oggettiva difficoltà.

Per evitare, dunque, inutili ed ulteriori situazioni di imbarazzo ai magistrati coinvolti in procedimenti disciplinari, la soluzione migliore è quella di non riaprire vicende ormai concluse, ponendo uno stop ad un voyeurismo che rischia di nuocere alla funzione.

L'argomento è fra i cavalli di battaglia di Mi, la corrente moderate delle toghe che esprime l’attuale presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il giudice Pasquale Grasso. Le toghe di Mi sono poi favorevoli all’esclusione di ogni automatismo tra provvedimento disciplinare e negazione della valutazione di professionalità.

Con particolare riguardo ai fatti disciplinari ritenuti insussistenti oppure scusabili dal giudice competente. La materia, come detto, è estremamente delicata perché deve contemperare il diritto alla riservatezza e al diritto alla conoscenza, tramite l'accesso agli atti. L’attività valutativa del Csm è stata talvolta oggetto di aspre critiche. Fra le accuse quella di opacità nelle decisioni, non sempre comprensibili. Ad insistere in tema di trasparenza sono stati i consiglieri di Area, la corrente progressista delle toghe, che hanno rivendicato la necessità della trasparenza, trovando sponda nel regolamento del Csm che prevede come regola la pubblicità dei lavori consiliari.

Le sentenze disciplinari, peraltro pubbliche e adottate all’esito di un dibattimento pubblico, non possono considerarsi attinenti alla sfera privata del magistrato, dicono i consiglieri di Area. Se il magistrato fornisce il proprio consenso, fino a quando il servizio sarà disponibile, le udienze disciplinari sono trasmesse da Radio Radicale.

L'interesse di tutti, comuque, è che ' l' oblio' sulle vicende disciplinari sia a tutela del corretto ed equilibrato esercizio della giurisdizione e non a salvaguardia di privilegi di casta.