La Rete europea dei Consigli di giustizia, riunita in assemblea generale straordinaria a Vilnius, ha approvato l’espulsione del Consiglio nazionale della magistratura polacco. La proposta di espulsione formulata dal Comitato esecutivo dell’Encj è passata a scrutinio segreto con 86 voti a favore e 6 astenuti. La maggioranza richiesta era di 69 voti.  Alla riunione di Vilnius ha partecipato anche David Ermini, il quale ha espresso, a nome del Consiglio superiore della magistratura italiana, il voto favorevole alla proposta di espulsione. Una «decisione dolorosa ma ineluttabile», secondo Ermini, il quale esprime «la piena adesione alle iniziative adottate dall’Encj in merito alla progressiva ed evidente compromissione dei requisiti di indipendenza e autonomia della magistratura polacca e del suo organo rappresentativo, il Consiglio nazionale della magistratura». Ermini ha ricordato che Palazzo dei Marescialli, in questi anni, ha seguito «con crescente apprensione la situazione della magistratura in Polonia» per riforme che «costituiscono palese violazione dei principi dello stato di diritto, in quanto inequivocabilmente dirette a condizionare e comprimere l’indipendenza e l’autonomia della magistratura assoggettandola al controllo del potere esecutivo e legislativo». La decisione di espellere il Consiglio nazionale della magistratura polacco «rattrista - ha detto Ermini in sede di dichiarazione di voto - perché ci sentiamo solidali e vicini alla larga maggioranza dei giudici polacchi che sta contrastando queste regressioni illiberali, e però inevitabile alla luce delle reiterate e censurabili prese diposizione da parte del Krs: il Consiglio nazionale della magistratura polacco non raggiunge il livello di autonomia dagli altri poteri dello Stato richiesto dalle norme statutarie dell’Encj, e pertanto non è in grado di ottemperare al dovere di salvaguardare l’indipendenza della magistratura». Secondo Ermini, «non si tratta di interferire impropriamente sulla sovranità legislativa di un Paese o sindacare la soggezione del giudice alla legge, qui si tratta di consacrare il principio che lo stato di diritto e la separazione dei poteri sono valori fondanti delle democrazie europee e dell’Unione. E di affermare, senza esitazioni e incertezze, che l’indipendenza della giurisdizione, lungi dall’essere un privilegio autoreferenziale, è la pietra angolare dello stato di diritto in Europa, perché garanzia dei diritti e dell’uguaglianza dei cittadini». La Rete europea dei Consigli di giustizia, ha ricordato il vicepresidente del Csm italiano, «è sorta con l’obiettivo di contribuire, in un’ottica di forte cooperazione giudiziaria, al consolidamento dello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia e la sua missione è promuovere e difendere l’indipendenza e la qualità della giurisdizione: senza indipendenza giudiziaria, è stato giustamente osservato - ha concluso Ermini - l’Unione europea cessa di esistere come spazio comune per la democrazia e lo stato di diritto».