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«Monitoraggio sui corsi di preparazione al concorso di magistratura», è questo l’oggetto della nota del 25 gennaio scorso che ha gettato nel panico le toghe italiane e che rischia di creare più di un imbarazzo ai piani alti del Consiglio superiore della magistratura. La scorsa settimana, nel pieno delle polemiche sul “caso Bellomo”, la Sesta commissione del Csm, competente sull’ordinamento giudiziario, decide di inviare ai presidenti di Corte d’appello ed ai procuratori generali una richiesta affinché si accertino le modalità con cui i magistrati entrati in servizio nell’ultimo decennio abbiano svolto la preparazione al concorso in magistratura. Alla nota viene allegato per comodità un format finalizzato ad una raccolta in modo uniforme delle informazioni richieste. Fra le varie domande da porre alle giovani toghe, ad esempio, questa: «Era prevista la sottoscrizione di contratti aventi ad oggetto modalità esulanti da corrispettivi?». Chiaro riferimento, pur se non citato in modo diretto, ai corsi di “Diritto e Scienza”, la società per la quale l’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo organizzava e continua a organizzare i corsi di formazione.
Nel contratto che bisognava sottoscrivere per frequentare la scuola di Bellomo, alla voce “doveri” era previsto, fra l’altro, che il borsista fosse vincolato alla «fedeltà nei confronti di Diritto e scienza srl, alla segretezza nei confronti di Diritto e scienza srl» che «copre qualsiasi informazione appresa nello svolgimento dei propri compiti». «Il borsista è tenuto a svolgere le attività di comunicazione. Le attività devono essere improntate alla promozione del marchio della società, nonché alla diffusione dei suoi ideali e del suo metodo» che prevedeva per le corsiste anche l’uso dell’ormai celebre dress code: tacco 12, gonna inguinale, trucco vistoso. Le risposte, non in forma anonima, dovevano essere consegnate entro il 12 febbraio. Passano poche ore e sui forum associativi togati si scatena la bagarre. «E’ una schedatura di massa», scrive una toga. «Come si permette il Csm di violare la nostra privacy?», le fa eco un col- lega. «Bisognava interpellare prima l’Anm», aggiunge un altro magistrato. A quel punto succede qualcosa di surreale. I componenti della Sesta commissione, presieduta dalla consigliera laica Paola Balducci, disconoscono formalmente la paternità della richiesta. I componenti togati di Unicost, Maria Rosaria San Giorgio e Francesco Cananzi, con il collega di Area Antonello Ardituro prendono per primi le distanze. La “colpa” sarebbe del collega Aldo Morgigni. E’ lui, dicono i tre, che avrebbe avanzato la richiesta di un questionario informativo.
Ma anche Autonomia& indipendenza, il gruppo di Morgigni, si dissocia dall’iniziativa con un comunicato: «Il Csm chiarisca le finalità di tale monitoraggio, indichi in modo maggiormente analitico le modalità di conservazione e di utilizzazione dei dati raccolti e puntualizzi anche la facoltatività della compilazione del format in ogni sua parte «. Il cerino rimane, quindi, in mano al segretario generale del Csm, la dottoressa Paola Pieraccini che materialmente ha provveduto all’inoltro della richiesta a tutti gli uffici giudiziari italiani.
Pare però improbabile che senza nessuna delibera adottata in proposito dalla commissione competente si inoltri, a maggior ragione se di questo tenore, qualsiasi richiesta. Se fosse un errore, molti stanno già chiedendo le dimissioni della Pieraccini. Ma ci potrebbe essere altro. In chiave elettorale. Con l’approssimarsi delle elezioni per il rinnovo del Csm nessun gruppo associativo intende inimicarsi centinaia di potenziali elettori. Quanti in questi anni hanno frequentato i corsi di Bellomo. Questi, pur se radiato dal Consiglio di Stato, continua con le attività di docenza ed i suoi corsi sono sempre molto gettonati. La scorsa settimana è intervento a Porta a Porta. Nel salotto tv di Bruno Vespa, look alla Don Johnson alias Sonny Crockett della serie Miami Vice, niente camicia ma t- shirt a tinta unita sotto la giacca, ha rivendicato con orgoglio i risultati della sua scuola che ha la percentuale più alta di promossi. Ma non solo. L’altro giorno, alla prova scritta del concorso per 360 posti di magistrato ordinario, il tema da svolgere riguardava un commento ad una sua sentenza.